24.03.2025 – Nella seconda giornata del Bif&st 2025, il pubblico del Teatro Kursaal Santalucia di Bari ha accolto Yunan, film d’apertura della nuova sezione competitiva Meridiana, dedicata al cinema dei Paesi del Mediterraneo. Diretto da Ameer Fakher Eldin, regista siriano di origini golaniche, Yunan arriva al festival barese dopo la prima mondiale alla 75ª Berlinale, dove ha rappresentato l’unica voce araba in concorso. La sua presenza al Bif&st è frutto di una collaborazione con il FESCAAAL – Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, sottolineando la vocazione interculturale della sezione.

Ad accompagnare la proiezione a Bari, il regista stesso ha incontrato il pubblico in un confronto moderato dal critico Massimo Causo, restituendo profondità al percorso simbolico e poetico che attraversa la pellicola.

Yunan: viaggio nell’esilio dell’anima

Sinossi: Munir, scrittore arabo in esilio, approda su un’isola remota del Mare del Nord per affrontare una decisione estrema: porre fine alla propria vita. Ma il silenzio dell’isola e gli incontri imprevisti con Valeska, un’anziana locandiera, e suo figlio Karl, iniziano a scalfire il suo dolore. In un lento scambio di sguardi, gesti e silenzi, Munir riscopre la tenerezza del vivere, mentre una parabola misteriosa – ereditata dalla madre – continua a tormentarlo.

Yunan è un film meditativo, sospeso tra il mito e il reale. Il regista costruisce una parabola visiva sul disorientamento dell’esilio, scegliendo un tono contemplativo che ricorda il cinema di Béla Tarr o di Nuri Bilge Ceylan, ma con un’impronta personale e dolorosamente attuale. La performance intensa di Georges Khabbaz, nel ruolo di Munir, incarna un dolore sommesso, reso con economia di parole e profondità emotiva. Al suo fianco, Hanna Schygulla brilla in un ruolo che è insieme madre, musa e simbolo di un’umanità perduta. La fotografia di Ronald Plante trasforma i paesaggi pugliesi in una geografia dell’anima, mentre la colonna sonora firmata da Suad Bushnaq accompagna con delicatezza ogni svolta narrativa. Yunan non cerca risposte, ma restituisce dignità al dubbio, alla ricerca, alla fragilità dell’essere umano.

Una co-produzione internazionale con radici pugliesi

Il film è una co-produzione ambiziosa tra Germania (Red Balloon Film), Canada (Microclimat Films), Italia (Intramovies), Palestina (Fresco Films), Qatar (Metafora Production), Giordania (Tabi360) e Arabia Saudita (Red Sea Fund). Proprio l’Italia gioca un ruolo chiave, sia attraverso il sostegno dell’Apulia Film Commission, sia per le riprese effettuate tra Gravina, Minervino, Poggiorsini e Spinazzola, che conferiscono al film una dimensione visiva quasi biblica. La società italiana Intramovies cura inoltre le vendite internazionali.

Identità e rinascita nel ventre della balena

Il titolo Yunan è la trasposizione araba del nome Giona. Il riferimento al profeta biblico che discende nel ventre della balena diventa metafora dell’immersione nel dolore e nella possibilità di rinascita. Come ha spiegato Eldin, “i personaggi sono esuli, in cerca di una riva che non sanno nominare”, e il passato indefinito del protagonista rende la sua crisi universale. Con Yunan, secondo capitolo della sua “Homeland Trilogy” iniziata con The Stranger (2021), il regista firma un’opera potente, intima e necessaria.

Presentato al Bif&st 2025 nella sezione Meridiana, Yunan di Ameer Fakher Eldin è un film che attraversa i confini geografici e interiori dell’identità. Un viaggio rarefatto e struggente che trova nella terra di Puglia un paesaggio dell’anima, e nel Mediterraneo il cuore simbolico della sua narrazione. Una delle visioni più significative di questa edizione del festival.

Cast e crediti principali

Regia e sceneggiatura: Ameer Fakher Eldin

Interpreti principali: Georges Khabbaz (Munir), Hanna Schygulla (Valeska), Ali Suliman, Sibel Kekilli, Tom Wlaschiha

Fotografia: Ronald Plante

Montaggio: Jacques Comets, Ameer Fakher Eldin

Musiche originali: Suad Bushnaq

Scenografia: Marie-Luise Balzer

Durata: 124 minuti

Lingue: Tedesco e Arabo, con sottotitoli

Roberta Rutigliano