8.05.2019 – Esiste un mondo dove solo la musica può oltrepassare ogni confine e frontiera, come nel fluido ed impalpabile dipanarsi del mare capace di toccare ogni continente. E’ la musica di Steve Hackett, ex chitarrista della storica band britannica dei Genesis, attualmente in Italia per alcune date del suo “Genesis Revisited Tour“, che a Bologna lo scorso 30 aprile ha saputo incantare il pubblico accorso da ogni parte della nostra penisola.
Solo quattro date italiane che dopo Roma (Auditorium Conciliazione), il 29 aprile ha toccato Bologna (Auditorium Europa), Torino (Teatro Colosseo) e Bergamo (Teatro Creberg) per poi proseguire in 17 paesi, per oltre 31 concerti complessivi. Letteralmente sold out in ogni ordine di posti, il leggendario musicista classe 1950 accompagnato da musicisti d’eccezione quali Roger King alle tastiere, Craig Blundell alla batteria, Jonas Reingold al basso, chitarra e voce, Rob Townsend al sax, flauto, tastiere, percussioni e alla voce Nad Sylvan ha regalato ai suoi fan momenti di intensa emozione per oltre tre ore di concerto. Il 2019 inoltre segna il 40° anniversario del terzo album solista di Steve Hackett, il celebre “Spectral Mornings” (1979).
Il live, iniziato in perfetto orario, è suddiviso in due parti, la prima dedicata a brani tratti da album solisti del chitarrista britannico e la seconda celebrativa dei Genesis. Ed è proprio “Every Day“, tratto dal famoso Lp, ad aprire il concerto, cui seguiranno “Under the Eye of the Sun” (ispirata alle meraviglie naturali dello Utah, Australia e Giordania) e “Fallen Walls and Pedestals” una specie di “under-ture” così come ama definirla lo stesso Hackett, introduttiva dell’ album che rimanda a certe sonorità etniche grazie all’utilizzo del tar di Malik Mansurov dall’ Azerbaijan per poi aprirsi ad influenze floydiane per l’ uso della chitarra a sei corde di Hackett, entrambi tratti dal suo ultimo disco “At the Edge of Light” pubblicato per l’ etichetta Inside Out lo scorso gennaio.
Il nuovo album è stato registrato nello studio personale di Steve e in diverse località in tutto il mondo e vede la partecipazione di Durga e Lorelei Mc Broom ( ex coriste dei Pink Floyd), i batteristi Nick D’Virgilio, Gari O’ Toole e Simon Philips, il suonatore di sitar Sheema, il percussionista Gulli Briem, il suonatore di tar Malik Mansurov, il bassista Jonas Reingold, Paul Stillwell al didgeridoo, Rob Townsend al sax, clarinetto e duduk, Amanda Lehmann alle voci, John Hackett al flauto, Roger King e Ben Fenner alle tastiere, Dick Driver al contrabbasso e Christine Townsenda al violino e viola.
Il pubblico entusiasta acclama a gran voce l’artista che prosegue con altri brani tratti dal suo ventiseiesimo album come l’ incandescente “Beasts in Our Time” che, ricorda un po’ “Epitaph” dei King Crimson che, dopo la magica alchimia sonora ricreata tra chitarra e flauto, si trasforma a metà brano in una trascinante cavalcata progressive. L’omaggio a “Spectral Mornings” arriva con le sonorità barocche di “The Virgin and the Gypsy“, “Tigermoth” a cui seguirà la title track , “The Red Flower of Tai Chi Blooms Everywhere” e, per chiudere il primo set del concerto, “Clocks“.
Piccola pausa per poi riprendere stavolta con il secondo set interamente a firma Genesis. Si parte con i brani tratti dal celebre album “Selling England by the Pound” riprodotto interamente e nella sequenza originale, come “Dancing With The Moonlit Knight“, “I Know What I Like” il capolavoro assoluto “Firth of Fifth“, “More Fool Me“,”The battle of Epping Forest“, “After The Ordeal” e la perla “The Cinema Show”. L’Auditorium si infiamma ed è standing ovation con gli ultimi brani in scaletta come “Déjà Vu“, “Dance On A Volcano” e l’acclamatissimo bis “Los Endos” con Nad in tenuta calcistica del Bologna. Un concerto strepitoso, sicuramente tra le pietre miliari di questo 2019, che non fa che confermare Steve Hackett, tra i migliori e più fertili compositori esistenti al mondo.
Claudia Mastrorilli