16.12.2014 – Il viaggio come miraggio, come metafora di un percorso interiore ma anche di un itinerario tutto da costruire alla ricerca di nuovi luoghi da visitare dove il mare, il nostro mar Mediterraneo diventa luogo di attraversamento di popoli e migranti. E’ questo il leit motiv del nuovo disco di Mirko Signorile e Giovanna Carone, “ Mirazh” pubblicato a distanza di due anni dal precedente “Far Libe” per l’ etichetta molfettese Digressione Music capeggiata dal sacerdote Don Gino Samarelli, sempre in linea con produzioni di altissima qualità artistica.
Ancora un concept album che fa seguito ai precedenti progetti artistici, il primo dedicato all’ anima (“Betam Soul”) ed il secondo all’ amore ( “Far Libe”), che trae libera ispirazione dalle “ Città invisibili” di Italo Calvino ma anche ai viaggi di Marco Polo e di Beniamino Da Tudela, un coraggioso ebreo spagnolo che si era spinto verso Oriente già un secolo prima dell’ esploratore veneziano. “Le città sono un insieme di tante cose : di memoria, di desideri, di segni di un linguaggio; sono luoghi di scambio e questi scambi non sono solo di merci, ma di parole, di desideri, di ricordi….” asserisce il poeta, e noi vogliamo aggiungere a queste parole la voglia di considerare le città come luoghi di incontri, di incontri che possono a volte rivelare una magia, un` alchimia particolare come quella nata tra Mirko Signorile e Giovanna Carone. Un luogo immaginario dove il jazz del pianista pugliese, classe 1974, leader sulla scena internazionale e artefice di progetti sia personali che di collaborazioni con artisti del calibro di Paolo Fresu, Gaetano Partipilo, Gianluca Petrella, Fabrizio Bosso, Roberto Ottaviano, Raffaele Casarano, Luca Aquino, Marco Bardoscia e tanti altri ben si sposa con la canzone barocca di Giovanna Carone, creando così una canzone d` autore raffinata e mai scontata, tesa all` esplorazione della musicalità della lingua yiddish, la lingua parlata dagli ebrei dell` Europa Orientale, sopravvissuta alla Shoah. In anteprima nazionale, il disco è stato presentato al Teatro Forma di Bari sold out , domenica 30 novembre.
Sul palco, i due musicisti in una scenografia minimal, con una lampada in midollino sulla sinistra del pianoforte, un piccolo tavolino con una piccola valigia in pelle ed alcune guide accatastate a terra, quasi a simulare una partenza. Il viaggio musicale ha così inizio con ” Where is here” , ” Oltre” ,” Quando vedrai Despina” e “Aponim Fedora”. Sin da subito il pubblico sembra accogliere con grande entusiasmo le composizioni che portano la firma di Mirko Signorile ed i testi in italiano di Luca Basso, cantante della formazione barese dei Fabularasa, affiancati dai versi in lingua yiddish di Marisa Romano. I virtuosismi del pianista barese, stavolta proiettato per alcuni brevi momenti a tentativi di rumoristica e a piccoli inserimenti di elettronica curati da Giovanni Chiapparino, ben si sposano alle modulazioni vocali dell` instancabile Giovanna Carone. Il risultato è la costruzione di brani più sperimentali rispetto a quelli contenuti nei precedenti progetti del duo, in una sapiente ricerca di nuove ed incantevoli sonorità letterarie. In un crescendo di emozioni, il concerto prosegue con “Aponim Fedora”, “Eufemia Bazar” , “Inseguendo Zobeide” fino a raggiungere veri e propri momenti di estasi con la dolcissima “Armilla “ (prescelta come brano rappresentativo dell’ album per il videoclip a cura di Umberto Diecinove) e terminare con la title track “ Mirazh” . Un itinerario musicale quello del duo Signorile- Carone che ha il desiderio di raccontare di un viaggio immaginario, di luoghi mai visitati e forse mai esistiti, quasi a sfogliare le pagine di un diario di bordo che ha la capacità di rapire l’ ascoltatore per trasportarlo in una dimensione senza confini spazio-temporali. Ringraziamenti di rito a fine concerto ai tanti sponsor che hanno permesso la realizzazione de ” Mirazh” tra cui la Banca Popolare di Bari per poi chiudere il live, tra i tanti applausi del pubblico con alcuni brani tratti dai precedenti progetti discografici . Non ci resta che chiudere gli occhi e spingere il tasto rewind, magari fosse possibile.
Claudia Mastrorilli