17.04.2020 – “Tempus fugit” diceva un’antica locuzione latina, proprio ad indicare la tirannia del tempo e della nostra società, caratterizzata da una sorta di capitalismo digitale che ci rende schiavi della tecnologia. E’ questa infatti l’era della tecno-economia, dello smart working, dello smart learning, di tutto ciò che ci porta davanti ad un pc o ad uno smartphone e purtroppo anche nell’arte e nella musica si sente sempre più parlare di musica liquida, legata a semplici files privi di ogni supporto fisico, con il rischio di ascolti superficiali persi nella velocità del correre di ogni giorno.
Per fortuna ci sono progetti come il cd “Reimagining Opera” pubblicato dal duo Re-imagine formato dal flicornista barlettano Dario Savino Doronzo ed il pianista di Cerignola Pietro Gallo a cui si aggiunge il francese Michel Godard al serpentone.
Il disco pubblicato dalla prolifica Digressione Music di don Gino Samarelli, nello scorso luglio, rappresenta una boccata di ossigeno in un panorama musicale sempre più sterile e ciò che colpisce sin dal primo ascolto, oltre alla bravura dei singoli musicisti, è la purezza del suono merito dello studio di registrazione della stessa DIG e degli strumenti utilizzati per la registrazione dei brani come il pianoforte Fazioli F212 e il flicorno Inderbinen Sera.
Un progetto sospeso nel tempo nel quale il passato e il gusto per la ricerca e la modernità sono gli elementi cardine, in un dialogo continuo e mai banale, tra virtuosismi, spazi e dinamiche confluenti in una musica di nuovo respiro che trova nella rivisitazione il fulcro del suo sapere, tesa a congiungere due mondi solo apparentemente lontani, quello della musica colta e del jazz moderno.
Ad aprire il cd “Ouverture” di Giuseppe Verdi, ispirata all’Otello di William Shakespeare per poi proseguire il viaggio musicale con una rielaborazione armonica dell’Aria “Si dolce è ‘l tormento” di Monteverdi che ben esprime con il suo cadenzare l’illusione e l’angoscia del tormento d’amore. Sempre l’ amore al centro con l’onirica melodia del “Se tu m’ami” nella quale si intrecciano e si alternano momenti di passione e di dolcezza tipici del sospiro d’ amore. Una suggestiva re-interpretazione pianistica del “Nessun dorma” di Giacomo Puccini raffigura il dolore di un sentimento non corrisposto, quasi a dissolversi nel rarefatto finale. Nell’ “Intermezzo” di Mascagni ben si mostra l’intesa musicale tra il pianoforte ed il flicorno, in perfetta simbiosi, mentre nel brano ”Caro mio ben” di Tommaso Giordani traspare una nostalgia per culture e paesaggi lontani.
In un crescendo di emozioni l’ascolto prosegue con il canto lirico e narrativo di “Nel cor più non mi sento” a firma Giovanni Paisiello e a chiusura dello splendido progetto, capace davvero di toccare le corde della nostra anima, una composizione originale di Michel Godard ispirata al “Pur ti miro, pur ti godo” in una successione vertiginosa di suoni discendenti capaci di riprendere i lineamenti del basso monteverdiano, ben sostenuto da un canto che rimane sospeso nel vento come in un soffio di speranza.
Abbiamo avuto il piacere di parlare del progetto con il maestro Dario Savino Doronzo.
Maestro il vostro disco rappresenta un nutrimento per l’anima in questo difficile momento della nostra vita. Come avete operato nella scelta dei compositori e delle arie dei singoli autori?
Non so come spiegarlo. Le musiche hanno scelto noi. È come se ci fossero state cucite addosso quando abbiamo ‘imbastito’ il filo conduttore del nostro progetto. Avendo come scopo la voglia di comunicare un dialogo “estremo” tra due mondi opposti, abbiamo pensato ad un cammino trasversale spazio-temporale. Innanzitutto, come era giusto che fosse, abbiamo ascoltato e studiato con estrema devozione le Opere originali. Abbiamo scovato la loro essenza, il loro significato, la loro ‘vita’. Successivamente, abbiamo scoperto quanto avessero ancora da raccontare e quanto fossero vicine e affini al nostro essere. Ed è proprio in quel momento che “ci siamo incontrati”.
Nell’ascolto del disco traspare una ricerca molto acuta nel voler “smontare” e “rimontare” brani di stampo classico con variazioni più tipicamente melodiche, come avete operato nella scelta degli arrangiamenti che tra l’altro, visto il risultato, mi sembrano davvero eccellenti?
Gli arrangiamenti sono stati fatti a “sei mani”. Sicuramente un grazie immenso lo dobbiamo al Maestro Gianluigi Giannatempo che ha saputo cogliere e ricostruire al meglio il nostro progetto. Noi, in seguito, abbiamo rimodellato i tasselli di questo ideale mosaico per rendere il tutto perfettamente consono al nostro scopo. Abbiamo plasmato queste Opere cercando di non eliminare la loro innata natura. Non era nostra intenzione demistificarle ma, al contrario, di farle rifiorire. Esatto, come la primavera. Far rivivere a queste Opere una nuova primavera. Una rinascita. Con la consapevolezza che sarebbero state un po’ diverse. Ogni primavera è diversa dall’altra. Ma è sempre meravigliosa.
Maestro come pensate di collocarvi nell’attuale panorama musicale italiano il progetto Re-Imagine?
Non abbiamo mai pensato ad una collocazione precisa. Facciamo quello che sentiamo. Come il nostro disco non tende ad essere interpretato secondo schemi prestabiliti, anche la nostra personalità musicale potrebbe definirsi ‘composita’, nel senso positivo del termine. La nostra intenzione è trasmettere passione, sentimento, forza, vitalità. È dare vita a ciò che si ritiene vetusto. Le Opere classiche sono pressoché considerate eredità intoccabile, quasi fossero un patrimonio da ‘venerare’ senza confronto. La nostra volontà è invece esattamente opposta. È creare un dialogo, un confronto e non erigere muri. Se i muri esistono, è giusto abbatterli così da poter cogliere delle sensazioni infinitamente splendide.
Maestro ci racconti dell’incontro con il pianista Pietro Gallo e con Michel Godard, com’è avvenuto l’incontro?
Pietro è un amico di vecchia data, ricordo ancora il nostro incontro. Eravamo due ragazzini con tanta voglia di fare, di crescere e di sperimentare. Siamo molto differenti, direi diametralmente opposti. Questa nostra caratteristica è il vero nostro punto di forza perché ci completiamo. Non smetterò mai di ringraziare Pietro per aver sempre creduto nel nostro progetto e nei nostri sogni. Non è facile continuare un progetto con la stessa passione che l’ha generato. Sopraggiungono sempre nuove difficoltà, tutto cambia, anche la vita personale. Invece, noi siamo sempre qua, sempre uniti. È questa la forza del nostro progetto. Che dire di Godard… Michel è un musicista di grandissimo spessore musicale e umano. Un musicista come pochi. Ha mostrato da subito un entusiasmo senza pari per il progetto. Ci sembrava il fanciullino di Pascoli per la meraviglia con cui si è accostato alla nostra musica, per la voglia entusiasmante che ci ha travolto. È una persona innamorata della bella musica e questo si nota immediatamente. Non possiamo che dirgli “grazie”.
Progetti futuri del duo “Re-Imagine”, avete pensato ad un nuovo progetto vostra firma?
Si, non abbiamo mai smesso di pensare al nostro futuro musicale. Stiamo lavorando ad un nuovo progetto che fonda le sue radici sulla rivisitazione e rilettura delle Opere italiane del Seicento sempre in chiave jazz. A conferma di quanto detto, siamo convinti che abbiano ancora tanto da raccontare. Personalmente mi giungono in mente le bellissime parole di Italo Calvino: “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. La pensiamo esattamente così con le nostre Opere. Al momento non abbiamo pensato di concretizzare un progetto di brani inediti, tutti a nostra firma. Ma, ascoltando il nostro disco, potrete scoprire molte parti “inedite” della nostra personalità in tutte le musiche che suoniamo. Lì dentro, nella melodia, nell’armonia, in ogni singola nota ci siamo anche noi. In esse potrete scoprire la nostra voglia di fare ‘musica’.
Claudia Mastrorilli