29.01.2018 – La stagione di prosa del Teatro Pubblico Pugliese continua con I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, adattamento e regia di Michele Sinisi, con Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D’addario, Bruno Ricci, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi, costumi GdF Studio; aiuto regia Roberta Rosignoli, Nicolo’ Valandro; aiuto costumista Elisa Zammarchi; direzione Tecnica Rossano Siragusano; collaborazione alla scrittura scenica Francesco M. Asselta. A cura di Elsinor Centro di Produzione Teatrale.

Si può ancora oggi parlare de I Promessi Sposi di Manzoni e…stupirsi, emozionarsi, meravigliarsi e anche indignarsi, di fronte ad un lavoro che quasi tutti abbiamo studiato fin nel dettaglio, imparandone anche magari  alcune parti a memoria?

Allora ci si può ancora stupire?

Ebbene sì, I Promessi Sposi di Sinisi sono al tempo stesso un abbraccio accogliente ed uno schiaffo di risveglio dal torpore con cui talvolta si pensa alla storia di Renzo e Lucia, di Don Rodrigo, della peste, della monaca di Monza, di fra Cristoforo, dell’Innominato, di Don Abbondio e della sua Perpetua, di Agnese e via dicendo.

Un abbraccio perché ci si sente a casa nel sentire raccontare ancora le gesta di questi due giovani innamorati che, dopo tanto patire, coronano il loro sogno d’amore, uno schiaffo perché,I Promessi Sposi di Sinisi, ci fanno comprendere quanto di attuale c’è in questo romanzo “antico”.

E infatti Sinisi divide il suo lavoro in due parti, la prima più legata al testo, a ciò che conosciamo, poi mirabilmente Renzo e Lucia diventano profughi, migranti in fuga alla ricerca di un luogo di pace e, da quel momento, Manzoni veste l’attualità dei nostri giorni, senza mai perdere nemmeno per un attimo la solennità con cui la storia di Renzo e Lucia viene tramandata e studiata.

Tutto ciò è ampiamente reso dalla lettura, sempre commuovente, della mamma di Cecilia, letta, non interpretata in maniera scenica, perché la sua bellezza è così com’è nelle parole di Alessandro Manzoni.

Sinisi ci offre la possibilità di entrare nella psicologia dei personaggi, di leggerne l’umanità scevra dal giudizio positivo o negativo che, inevitabilmente, ci siamo creati nel tempo. Tutti i protagonisti della storia vengono offerti al pubblico nelle loro peculiarità. Una sorta di fermo immagine, ben sostenuto anche dalla scenografia, che permette di mettere a fuoco meglio la debolezza come la forza, la bontà come la cattiveria.

Bello il lavoro di Sinisi, impegnativo, complesso come non poteva essere diversamente parlando de I Promessi Sposi, sicuramente audace, trattandosi di un romanzo così importante nella letteratura italiana e mondiale.

Il coraggio di mettersi e mettere in gioco un testo di questo tipo, di certo non nato per il teatro, è stato ampiamente ricompensato da un pubblico soddisfatto!

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Manuela Bellomo