4.5.2016 – Abbiamo conosciuto da poco il regista, scrittore e poeta Giovanni Gentile che ci ha conquistato con il suo lavoro “Le Due Vergini”, messo in scena dalla compagnia Teatro Prisma, con gli attori Barbara Grilli e Maurizio Sarubbi.
Il testo di Gentile ha ricevuto anche un riconoscimento presso il teatro Manzoni di Milano nell’edizione del Premio Sipario 2016, quale migliore drammaturgia italiana dell’anno, uno dei premi più ambiti del settore.
Giovanni Gentile mette in scena un vero e proprio giallo di cui però si conosce già in partenza l’assassino, o meglio l’assassina, accusata di delitto preterintenzionale e in attesa di giudizio.
All’imputata viene assegnato un legale d’ufficio, un giovane avvocato, molto preparato, che si presenta sicuro del fatto suo, con le carte pronte per la firma, una pura formalità.
Così almeno sembra…
Il “sembrare” è una caratteristica de “Le Due Vergini”, ciò che appare non è poi in effetti ciò che è.
Inizia così un dialogo, a tratti scontroso e a tratti amichevole tra l’imputata e il suo avvocato, che scopre i vasi di pandora non solo del delitto ma anche delle vite e delle personalità dei protagonisti.
Il pubblico viene preso per mano da Gentile e condotto nella complessità dell’uomo, in quel dipanarsi difficile delle emozioni che fanno di ognuno di noi ciò che appare e che, appunto, forse non è.
Così l’imputata irosa forse non è poi così irosa, l’avvocato sicuro di sé mostra invece un passato, personale e lavorativo, debole e fallimentare e forse…l’assassino è un’altra persona?
Naturalmente vi lasceremo la giusta suspence…
Vogliamo però “mettervi in guardia” sul fatto che il teatro di Gentile è un teatro senza fronzoli, niente giochi scenici o effetti speciali, solo un tavolo, due sedie e due bravissimi attori che tengono il pubblico incollato alla sedia, con lo sguardo fisso sui loro movimenti intorno a quel povero mobilio, alla povera scena ricca però di tumultuose emozioni.
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Manuela Bellomo