30.07.2018 – Il Progetto culturale del Teatro delle Bambole denominato Lo Sguardo Bianco, sotto la Direzione artistica di Andrea Cramarossa, direzione organizzativa Tita Tummillo, continua il suo percorso presso la ormai monumentale Masseria Carrara in agro di Modugno: è in svolgimento il progetto di Alta formazione “IO: STUPORE” nato dall’unione di pensiero e azione del Teatro delle Bambole con Al.i.c.e. Area Arti Espressive dedicato all’incontro di Maestri e allievi.
Nella programmazione di “IO:STUPORE” si inserisce il workshop di recitazione teatrale “Sognando Teatro” condotto da Maria Grazia Cipriani del Teatro del Carretto, residenza del Teatro del Giglio di Lucca, dal 20 al 22 luglio.
Prima dell’avvio del workshop la regista, Maria Grazia Cipriani, di esperienza artistica più che trentennale e di spiccata sensibilità umana, ci ha fatto dono della sua cortese e gentile intervista. Proprio così, la conversazione che mi accingo a trascrivere è stata da me solo provocata, perché, subito dopo, sono stata io ad essere stata maieuticamente interrogata sul significato del teatro nella vita grazie ai racconti della regista a dir poco unici e imprescindibili nel panorama della storia del teatro contemporaneo.
Sig.ra Maria Grazia, regista, attrice, pedagoga e tanto altro ancora, quale di questi ambiti artistici ti rappresenta di più?
No, non tanti, solo quello di regista; non sono pedagoga, non ho da insegnare se non riportare la mia esperienza formatasi nel corso degli anni con l’attività; credo nel teatro come forma d’arte impura, nel senso di forma d’arte in cui convogliarne altre ed in tal senso impura; la docenza è altra cosa.
Come è maturata la decisione di intraprendere il percorso artistico di regista?
Quasi sempre c’è un malessere del vivere che ti porta a vivere sul piano artistico la vita. E’ certo che bisogna fare la gavetta. Fin da subito ho iniziato un percorso di ricerca vera. Dopo cinque anni di attività, nel 1988, al Festival di Spoleto, nei bei tempi di quel del Festival, il lavoro di Biancaneve viene notato da Andrei della compagnia teatro danza di Pina Baush; da lì si è andati per i teatri del mondo; sono nati Romeo e Giulietta e altri… fiorellini belli.
Hai partecipato con diversi spettacoli a Festival Internazionali di Teatro a Parigi, Berlino, Tokyo, Mosca, Sanpietroburgo e diversi altri, si sente particolarmente legata a qualcuno di essi?
A quello del ’91 a Mosca con l’Iliade al teatro Taganka. Il pubblico arrivò a teatro ancora con addosso gli indumenti del lavoro; loro usavano cambiarsi lì. Ricordo, in particolare, che al termine dello spettacolo seguirono diversi secondi di silenzio ed io non capivo ma tanti pensieri diversi attraverasavano la mia mente, finchè non arrivò l’applauso scrosciante e quindi anche i pianti. Mi colpì che lo spettacolo sebbene trattasse temi come la sofferenza, la morte, la guerra il pubblico mostrò di averlo apprezzato.
Un altro ricordo, buffo, è legato al Festival Baltic House del 2005 a Sanpietroburgo dove Pinocchio fu premiato come miglior spettacolo: mi chiesero di tagliare la torta, ma nessuno sapeva o aveva capito che c’era la premiazione! Di quel Festival ricordo anche il compromesso raggiunto con Carmelo Bene che pure vi partecipava con lo stesso scenografo del Teatro del Carretto, Graziano Gregori, coofondatore del Teatro del Carretto; comunque riuscimmo a partecipare entrambi concordando orari diversi per la presentazione delle opere teatrali. Un’altra esperienza bella è stata quella de Il Cairo, dove, in un paese con una cultura tanto diversa da quella occidentale, non mi aspettavo che Biancaneve dovesse avere una tale accoglienza. Comunque di ricordi belli ce ne sono tanti.
Hai mai pensato di recitare?
Ho sempre avuto paura della parola per il pericolo che possa essere interpretata con un solo significato. Mi piacerebbe che gli attori riuscissero a volare, ma con la parola è difficile!
Sei passata dal lavoro sulle fiabe, ai drammi shakespeariani, alle tragedie greche ed ai poemi epici: c’è un nuovo testo, o opera teatrale, cui ti vorresti dedicare?
Sto lavorando su Cervantes e la pièce si chiama Ultimo Chisciotte: insegue l’utopia del romanzo cervantiano facendola giocare con la realtà. Penso ad un’umanità più ottimistica.
Che ne pensa dello stato in cui versa la drammaturgia?
Sulla drammaturgia mi è difficile rispondere. Amo tanto trasferire la letteratura nella drammaturgia; lavoro in solitudine e questo mi riesce bene.
Ma è divina la solitudine no?
Mi prendi tra il compiaciuto e il sorpreso! Mi piacciono quei testi che partono dal passato, ma hanno un passo nel futuro.
Se c’è stato, quanto determinante è stato l’incontro per il percorso artistico con altri maestri?
Ho avuto la fortuna di vedere “La classe morta” di Kantor. Dopo lo spettacolo ho pianto pur non avendo compreso nulla!Forse era un lavoro intellettuale, per me la rappresentazione deve passare attraverso l’emotività e attualmente non sempre c’è un buono spettatore che si fa attraversare con la genuinità dei bambini. Kantor l’ho adorato ed ha rappresentato uno stimolo ulteriore per il mio lavoro.
E.B. Qual deve essere per Maria Grazia Cipriani il rapporto regista-attori?
M.G. C. In genere quando faccio le audizioni sono ringraziatissima dagli attori per il tempo che dedico loro. Do’ il tempo affinchè si rilassino e li ascolto. Ascolto le persone e, riesco ormai a capire subito il loro carattere. Anche quando faccio gli allestimenti cerco di ascoltarli solo che nasce il problema dell’affettività; mi affeziono. Cerco di essere delicata e se riesco a toccare la loro interiorità il rapporto umano è rispettato. Con i tecnici sono più severa, ma non con gli attori no, come si fa a rimproverare gli attori!
Cosa consiglia a chi è interessato al teatro?
Non c’è sempre bisogno di scuola per la regia. Per gli attori se pensiamo ad Al Pacino e all’Actor Studio o alle scuole dell’Est dove vengono formati sin da piccoli, dobbiamo dire che non abbiamo simili scuole Italia.
La conversazione, breve ma intensa, dove gli occhi reciprocamente hanno letto la vita, prima ancora che venisse raccontata, invoca i ringraziamenti miei e della redazione tutta alla regista Maria Grazia Cipriani anche per avermi voluto rendere custode di altri aneddoti della sua vita più personale e delicata, attraversando per la mia emotività, ma sempre rispettandone la riservatezza. Prezioso privilegio!
Complimenti anche al Teatro delle Bambole per l’opportunità dell’alta alta crescita formativa che contribuisce ad apportare sul territorio regionale.
Il Progetto culturale del Teatro delle Bambole Lo Sguardo Bianco è sostenuto dalla Regione Puglia attraverso il Patto per la Puglia (FSC 2018-2020), con il patrocinio del Comune di Modugno. In questa quarta edizione il progetto vede anche il sostegno di un’altra eccellenza pugliese, il Pastificio Granoro.
http://www.teatrodelcarretto.it/
Emilia Brescia