15.11.2024 – Odin Teatret di Eugenio Barba festeggia i sessant’anni di attività anche a Bari e lo ha fatto condividendo questo importante momento con il Teatro Abeliano e il suo pubblico.
In scena lo spettacolo “La Casa del Sordo” – Un capriccio su Goya con Else Marie Laukvik, Rina Skeel, Ulrik Skeel per la regia di Eugenio Barba, preceduto, nel foyer del teatro, da una breve introduzione del Prof. Franco Perrelli a beneficio della migliore partecipazione e visione della messa in scena da parte del pubblico presente.
Siamo a Bordeaux, nella casa di un sordo, Francisco José de Goya (1746-1828), considerato il più importante pittore e incisore spagnolo tra la fine del 18° e l’inizio del 19° secolo, giunto all’ultimo giorno della sua vita.
Assieme a lui Leocadia Zorilla, sua amante per più di trent’anni. Personaggio vivace che, senza peli sulla lingua, racconta la vita di Goya e con Goya.
In scena oltre Else Marie Laukvik, fondatrice di Odin Teatret assieme a Barba, nel complesso e avvincente ruolo di Zorilla, ci sono anche Rina Skeel nei panni di una suora che si prodiga nelle faccende della casa e si occupa di un Goya, Ulrik Skeel, in camicia da notte sullo sfondo della scena, in penombra, quasi nascosto, che, nonostante la sordità, continua a suonare la chitarra.
Utilizzando appunto il genere del “capriccio”, da cui il sottotitolo dello spettacolo, inizia un cantilenante flusso di coscienza che oscilla tra lacrime e risate, tra felicità e dolore, tra rabbia e dolcezza. Sullo sfondo del racconto scorrono gli sconvolgimenti politici dell’Europa alla fine del 18° secolo di cui Francisco fu un impegnato commentatore e cronista.
Sul palco tre cavalletti ricoperti da drappi rossi e sormontati da copricapi, funzionali a raccontare la storia che si svela anche attraverso le opere stesse di Goya, cucite quasi come un rapsodo faceva con i canti.
Il personaggio di Zorilla è la personificazione del capriccio di Goya, evidenziato anche dall’abito che via via si trasforma, si arricchisce, si spoglia finanche, effettisticamente, a diventare “luogo” del parto dei figli del pittore, nati morti o morti subito dopo la nascita.
Il racconto vivifica in Zorilla, nella sua eccitazione per gli anni belli trascorsi con Goya, forte dell’energia ottuagenaria di Else Marie Laukvik. e in tutto il suo celato, neanche troppo, rammarico per aver donato al pittore la sua giovinezza ed essere stata poi dimenticata e abbandonata a se stessa con la sua morte.
Alla fine dello spettacolo è stato proiettato un messaggio di Eugenio Barba e Julia Varley, un saluto, un ringraziamento, un emozionante momento a coronare una vita, trasformata in mille altre vite sul palcoscenico, e un augurio per quella in divenire.