9.05.2024 – Il trio tarantino Yaràkä presenta l’album “Curannera” in giro per l’Europa e non solo.
Il 2023 è stato un anno chiave per l’ensemble. Dopo l’uscita dell’album Curannera, pubblicato dall’etichetta discografica Zero Nove Nove nel mese di aprile, Gianni Sciambarruto, Virginia Pavone e Simone Carrino hanno portato i nuovi brani in oltre 30 concerti tra Italia, Portogallo, Spagna e Francia. Partiti dal Mysterium Festival di Taranto, gli Yaràkä si sono esibiti in importanti festival come il Pisa Folk Festival, Aniene Festival a Roma, Festival di Voce e di Suoni, Ogni altro suono, Manovella in Fest, Crita Festival prima di sbarcare in Francia, Spagna e Portogallo.
Il tour
Dopo l’esperienza indonesiana del concerto al BaliSpirit Festival di Bali sabato scorso, il tour continua il 17 maggio a El Barrio Verde di Alezio per il pubblico salentino prima di volare alla volta di Danimarca e Germania dove un tour de force li vedrà protagonisti di 5 concerti in 5 giorni: 25 maggio al Teater Momentum di Odense (Danimarca), il 26 al EWII di Kolding (Danimarca), il 27 al Kulturhus Herredsvang di Aarhus (Danimarca), 28 al MS Stubnitz di Amburgo (Germania) per concludere poi il 29 all’Import-Export di Monaco di Baviera (Germania). Il 26 e 27 giugno poi voleranno a Sibiu, in Romania, per partecipare al bellissimo Festival Internazionale del Teatro. Non mancheranno le opportunità per assistere allo spettacolo nel territorio nostrano: il 31 maggio in programma Matera, il 22 giugno Lecce. Importante appuntamento è previsto il 7 luglio a San Daniele del Friuli (Ud) dove torneranno ad esibirsi al FolkEst Festival in qualità di vincitori dell’edizione scorsa del Premio Alberto Cesa.
Il trio tarantino ha infatti già ricevuto numerosi riconoscimenti dalla critica. Sono gli Yaràkä i vincitori del Premio Alberto Cesa nell’ambito del festival FolkEst 2023, premiati come rivelazione del concorso giunto alla 19esima edizione e che ha visto la candidatura di oltre 160 progetti. A Messina nell’ambito dell’Horcynus Festival hanno poi ricevuto il premio come miglior videoclip con “Chiuviti”. Non è tutto: “Curannera” ha ottenuto importanti recensioni come dalla prestigiosa rivista inglese Songlines e si è classificata al 4° posto nella World Music Charts Europe e al 24° nella Transglobal World Music Chart nell’estate scorsa; due classifiche, tanto prestigiose quanto ambite, stilate da alcuni dei più influenti giornalisti, critici e programmatori radiofonici specializzati in musiche del mondo.
La Curannera
“La Curannera (indialetto tarantino Curannérə) nel contesto popolare era la guaritrice, una donna del popolo che esercitava medicina popolare in grado di guarire dal mal di gola al mal di testa, dalle lussazioni alla irregolarità delle fasi biologiche della donne, attraverso pratiche di vario tipo e ricorrendo, contemporaneamente e con gran frequenza, alla scienza naturale attraverso l’utilizzo di erbe, pietre e amuleti. La Curannera in pratiche rituali utilizzava elementi della natura per lenire i mali del corpo e della mente, per questo diviene la musa ispiratrice degli Yarákä: per noi rappresenta il ponte perfetto tra sacro e profano, e tra culture apparentemente lontane” racconta Gianni Sciambarruto per introdurre al percorso di ricerca e scrittura affrontato dal trio tarantino nel nuovo lavoro discografico pubblicato nell’aprile 2023 dall’etichetta discografica Zero Nove Nove.
Il repertorio degli Yarákä è intriso di ritualità: in ciascun brano si racconta l’esorcizzazione di un male dell’anima o di una paura che blocca il fluire delle energie e che trova la cura attraverso un canto ancestrale, come avviene nelle altre tradizioni del sud America. L’importanza della “Curandera”, colei che ha imparato a prendersi cura di se stessa e degli altri, evidenzia una connessione con il mondo sciamanico nel quale esiste la figura di una donna, spesso di origine andina, che ha la stessa funzione: una presenza che vive a contatto con la terra, che rispetta le forze della natura, che a loro volta rispettano lei nella sua integrità di spirito.
Omaggio alla città di Taranto
Otto brani tra composizioni originali e alcuni brani della tradizione ri-arrangiati. Il viaggio musicale degli Yarákä si snoda in tutto il Sud Italia partendo dalla città vecchia di Taranto che fa da cornice per raccontare la genesi dell’ensemble e il lavoro di ricerca svolto con l’intento di riscoprire ed esaltare le tradizioni del passato. Il percorso che parte dalla propria Terra e che utilizza l’invocazione come fenomeno antropologico, ha infatti affascinato il trio portandoli a scavare nei primordi per trovare il punto di giunzione tra le culture e le etnie primordiali. Taranto, come tutte le città di mare, è storicamente punto di incontro tra posti lontani.
Con la loro musica gli Yarákä vogliono omaggiare la sua lunga storia nata come fondazione spartana e l’importanza che ha avuto durante il periodo della Magna Grecia; la riscoperta del dialetto tarantino, che ha insite particolari ritmicità musicali, diventa pilastro portante dell’ensemble e carattere di unicità del loro percorso, oltre che strumento per diffondere in modo autentico gli ideali e la storia millenaria della Città dei due mari.
Così gli Yarákä esprimono un forte attaccamento a quelle tradizioni antiche che rischiano di perdere le tracce nel tempo, e si fanno portavoce di un processo di risveglio della sensibilità dell’animo umano. “In un periodo storico in cui – continua Virginia Pavone – tanti valori vanno sempre più sgretolandosi, si fa fatica ad amare se stessi; praticando l’amore verso gli altri e verso la vita, si capisce esattamente cosa sia l’amore e come potersi amare per guarire dalla ferite che ciascuno di noi si porta dentro, prendendosene cura, come ci ha insegnato la Curannera“.
La ricerca degli Yaràkä attinge dalle raccolte bibliografiche di tipo etimologico storico-critico e da una indagine orale per ottenere documenti relativi agli usi e costumi rituali di un tempo. “Venendo da realtà cittadine piccole, – racconta Simone Carrino – con Yarákä diamo molta importanza ai valori del vivere “essenziale” nelle comunità per lo più contadine in cui la musica accompagnava, e scandiva, i momenti di un’esistenza a stretto contatto con la natura. Pertanto la nostra ricerca diventa anche interiorizzare questo mondo che parlava per semplici espressioni per riconsegnarlo al nostro, in vesti adattate ma non deformate“.