9.05.2020 – Anche le mascherine “arrivano da giú”: il sud che stupisce ancora.
Noi uomini e donne che, per i motivi lavorativi, siamo stati costretti a lasciare il nostro sud per giungere nel più industriale centro-nord siamo stati abituati, da sempre, a ricevere il famoso “pacco da giù”.
La ricezione di questo, oramai famoso, presente è un rito, una festa. Lo è per tutti. Anche per me. Lo è stato quando, a 21 anni, ricevevo focaccia, olive e mozzarelle, lo è oggi quando, dopo più due decenni, nel pacco, che nel frattempo è divenuto assai più grande, i miei figli trovano, insieme ad alimenti buonissimi, regali inviati dai nonni. La mia festa, dunque, ha ora piccoli invitati!
Nei giorni del “io resto a casa”, per la fase 2, il sud ci ha, ancora una volta, stupiti. Sono arrivate mascherine. Avete capito bene. Il sud va oltre le carenze in farmacia e l’iva sui 50 centesimi (anche essi famosi). Le mascherine sono arrivate dalla Puglia.
Questa volta ci ha pensato zia Carmela che le ha anche battezzate. La sua personale produzione, cotone a tre strati (impenetrabile come dice lei!) per gli adulti e 5 strati per i bimbi (super impenetrabile!), si chiama “una lacrima italiana” in omaggio ad un paese che sta ancora soffrendo. Su ogni mascherina è inserito un piccolo nastro tricolore e una tasca per, un eventuale, altro filtro (superiamo i limiti dell’immaginario con un “super più “impenetrabile!).
Ovviamente, la zia ha pensato anche a parenti ed amici. Da Bari, le mascherine sono arrivate a Firenze (ad un caro amico) e a mio fratello a Milano (non temono distanze). La fase produttiva è in pieno svolgimento: altri ne godranno.
Intanto, io indosserò la mia per andare a lavoro e quando mi chiederanno (perché, grazie all’originalità del manufatto, me lo chiederanno!) semplicemente, sorridendo, dirò: “l’ho ricevuta nel pacco da giù”.
Giuseppe Saponaro