18.01.2025 – Il regista David Lynch si è spento due giorni fa e noi vogliamo vederlo con Lo Sguardo di Simon.

Lynch resterà un unicum irreplicabile nell’arte cinematografica e nella cultura contemporanea. Voce scomposta e disallineata sempre fedele a se stessa che ha conferito materia all’incorporeo, compiutezza di straordinaria libertà all’angoscia, esteriorità all’intraducibilità dell’io.

Un nocchiere dell’inconscio che ha saputo orientarsi e nel contempo perdersi nell’incubo con disinvolta e stranita maestria sino a condurre ogni singolo spettatore ai propri rimossi e in luoghi dell’animo che neppure supponeva di abitare, uno sguardo introflesso unico ed estetizzante, colmo di rimandi, che ha restituito ampiezza esteriore ad ogni ansa del dedalo psicanalitico.

Lynch ha dimostrato, con la sua arte, che privare il rappresentato dell’immediatezza e abbandonarsi alla ricchezza del flusso inarrestabile dei pensieri e del non decrittabile è di per sé narrazione di respiro amplissimo, forse la più estesa possibile, giacché il non assoggettare la libertà della creazione ad alcuna forma precostituita realizza sempre un impareggiabile senso di coerenza intrinseca proprio perché differisce ad ogni occhio.

È il trionfo della sottrazione che sovverte il canone della primazia della razionalità in favore della sua antitesi sulfurea e surreale. È l’apoteosi della mente e del suo vagare tra visioni sconnesse e scomposte, plumbee e intrusive, che traducono l’es in arte.

Immenso David Linch.

Silvestro Carlo Montrone (Simon)