12.11.2014 – Si è svolto giovedi 30 ottobre nella giornata inaugurale della quarta edizione del Medimex, il salone dell` innovazione musicale promosso da Puglia Sounds e Regione Puglia, in programma fino al primo novembre nel nuovo Padiglione della Fiera del Levante di Bari, l` incontro con Paolo Fresu intervistato dal giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Ugo Sbisà. Disponibile come sempre, Paolo Fresu ha delineato dinanzi ad un pubblico di appassionati e fan, le tappe della sua carriera artistica che da un piccolo paese quale Berchidda (suo paese natio) ha saputo superare ogni confine geografico, suonando in ogni continente con i nomi più importanti della musica internazionale.
Partendo dal suo storico quintetto nato nel lontano 1984 dall` incontro con Roberto Cipelli, conosciuto quasi per caso a Siena in uno dei primi seminari ai quali entrambi erano iscritti, il poliedrico trombettista sardo ha sapientemente illustrato i suoi progetti attuali, che spaziano dalle situazioni in duo (Morelenbaum, Omar Sosa e Uri Cane) sicuramente più complesse dal punto di vista strettamente musicale, alla necessità che richiede la sua vena artistica di sperimentare nuove strade, sostenendo armonicamente il suono della tromba, strumento non polifonico, con loops ed effetti elettronici . Ispirato ai lunghi silenzi di Miles Davis, Paolo Fresu ha illustrato le sue difficoltà iniziali nell` interpretare le partiture di ” Porgy and Bess ” commissionate nel 1996 da Marcello Piras. ” Avevo timore nel poter leggere lo spartito non correttamente. Ogni nota , ogni respiro musicale non erano lì per caso. Io potevo leggere lo spartito come qualsiasi altro musicista. Ma non ero e non sono Miles Davis.
Ora interpreto ” Porgy and Bess” in maniera molto più libera e personale. La partitura di Davis era come un quadro al quale si vuole cambiare una cornice, o meglio ancora un quadro dove si può anche disegnare fuori tela ” asserisce Fresu, ben sostenuto dalle domande di Sbisà. ” L` arte è incertezza “, continua Fresu ” il bello è nel mistero della composizione, nella capacità di non poterla toccare, fermare. Un concerto un giorno può essere praticamente perfetto ed il giorno successivo non funzionare come dovrebbe, con la medesima scaletta. Ma è proprio l` incertezza il motivo che mi spinge a continuare. La musica non un tempo proprio. La musica è libera, fuori da ogni schema.” E ancora ” sono una persona molto umorale, non ho un metodo o tempi ben definiti nella composizione. così come accade per il maestro Ennio Morricone che stabilisce tempi ed orari ben definiti per la scrittura musicale. La musica è il centro delle mie scoperte, lo è sempre stato. Non sono un tecnico dello strumento, ho sempre visto la tromba come un mezzo per potermi esprimere, ma non so neppure effettivamente come sia fatta”. Alla domanda di Sbisà di come sia la sua vita di marito e padre di un bambino di quasi sette anni, Fresu risponde ” è una vita difficile come tante altre, ma ritengo di essere particolarmente fortunato nel fare questo mestiere con passione.
Provengo da una famiglia molto umile, mio padre era un pastore e sin da quando ero piccolo mi consigliò di non seguire la sua strada. La mia è una vita complicata, sto per interi mesi fuori casa, ma le mie lunghe assenze mi portano poi ad avere qualcosa da raccontare a mio figlio. Incontro molta gente, realtà diverse e lontane dalle nostre. Penso che la musica sia al centro delle mie scoperte. Sarei ben felice che il mio bambino potesse fare il musicista, perché la musica mi ha dato tutto. Io sono diventato grande con la musica .” Per concludere l` incontro, il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno pone ancora una domanda al musicista circa le caratteristiche che devono necessariamente possedere gli artisti prodotti dalla sua etichetta, la Tuk Music, fondata nel 2010. Fresu risponde ” come direttore di un festival jazz che ogni anno si svolge nella mia città natale, Berchidda, molti giovani mi hanno proposto del materiale da ascoltare.
Ho ritenuto così necessario, avere una mia etichetta di produzione musicale che potesse sostenere artisticamente gli artisti emergenti, non tanto per la vendita dei dischi ma in un percorso completo di sostegno e promozione della loro musica. Dobbiamo aiutare i tanti talenti del nostro paese a farsi una strada. Abbiamo la responsabilità di sostenerli nel loro cammino artistico”. L` incontro si conclude come di consueto con alcune domande poste dal pubblico più giovane accorso numeroso all` evento, al quale l` artista risponde come sempre benevolmente, consigliando di studiare con passione lo strumento magari accostando agli studi accademici del Conservatorio seminari specifici sempre più spesso presenti nei tanti festival jazz presenti in Italia.
Claudia Mastrorilli