26.03.2015 – Una grande lezione di cinema e di vita quella lasciata da Ettore Scola in occasione del Bif&st 2015, al Teatro Petruzzelli di Bari. La platea era gremita di giovani che sono letteralmente rimasti incantati dalle parole di Scola, il quale si è mostrato molto felice di tutta questa gioventù. Scola ha sottolineato che il Festival Internazionale del Cinema di Bari è l`unico in cui è presente un pubblico soprattutto giovane, non solo alla sua lezione ma anche durante le proiezioni a cui lui stesso ha assistito in questi giorni.
I ragazzi non solo facevano lunghe code per conquistare un biglietto ma poi rimanevano anche nel cinema tra uno spettacolo e l`altro, cercando di assaporare ogni attimo di questa manifestazione. Ed è sempre ai giovani che il maestro ha rivolto il suo invito ad appassionarsi, ad avere orizzonti, ad amare il proprio paese. I giovani sono l`unica speranza che abbiamo. Scola ha raccontato di come ai suoi tempi si uscisse da un periodo tremendo, il fascismo, la guerra, tutto era da ricostruire materialmente ed emotivamente, e tutti, dal calzolaio, al falegname, all`attore, al regista, si assumevano la grande responsabilità di partecipare a questa ricostruzione. Si sapeva da dove si proveniva e si aveva ben chiaro l`orizzonte verso il quale si voleva arrivare. Oggi non ci sono orizzonti, ci sono macerie ma non si sa poi effettivamente chi sono i colpevoli, tutti hanno rubato a prescindere dal ruolo che ricoprivano o dalla fazione politica a cui appartenevano. E` difficile amare un paese ridotto così eppure solo amandolo e sentendosi responsabili di una ricostruzione si può aver chiaro dove andare.
E se non ci sono orizzonti verso i quali andare come si possono fare dei buoni film? Questo il messaggio principale che la lezione di Ettore Scola ha lasciato agli spettatori, condito da un`incantevole passeggiata all`indietro, ai tempi in cui lui era un fiero “negro del teatro” e scriveva le battute per i film di Totò. Scola ricorda la risata del Principe mentre gli leggevano i copioni scritti da lui, quello è stato il suo primo e unico premio Oscar. Ancora il maestro ricorda i tempi morti durante le riprese e racconta divertito le abitudini dei suoi colleghi: Alberto Sordi era un pazzo, dava fastidio a chiunque, anche all`elettricista che lavorava sulla scala, Massimo Troisi cantava canzoni tristi, Marcello Mastroianni era sempre al telefono, aveva le tasche piene di gettoni, Jack Lemmon faceva i cruciverba, Vittorio Gassman scriveva i suoi spettacoli su tanti fogliettini sparsi.
Parlando del cinema a 120 anni dall`invenzione dei fratelli Lumiere, quale mestiere avrebbe fatto Ettore Scola se il cinema non fosse stato inventato e cosa ne sarebbe stato del mondo? Il maestro racconta che se non avesse fatto il regista probabilmente avrebbe fatto il calzolaio o il falegname, perché vivendo in un piccolo paese, usava spesso frequentare queste botteghe e si incantava a vedere come da un pezzo di cuoio o da una tavola di legno potessero uscire scarpe o tavoli. Il cinema non è altro che la rappresentazione della realtà, non per altro la prima esperienza dei fratelli Lumiere fu un treno che entrava in stazione. Dal cinema come dalla letteratura nascono idee, emergono dubbi, se da Omero a Umberto Eco ci fosse un vuoto, non ci sarebbe l`umanità.
E dai fratelli Lumiere al cinema digitale, Scola afferma che l`evoluzione è positiva, ben venga, purchè non si perdano l`ispirazione, le emozioni, i sentimenti e le idee.
Manuela Bellomo