24.10.2016 – Anticipato dall’apertura di “Time Zones off ” (14-15-16 ottobre al Pellicano di Bari), con l’esibizione di giovani sperimentatori “fuori mercato” che spesso non trovano il giusto spazio per proporre i loro progetti originali, quali il trio italo tunisino Achref Charui Trio, il collettivo Mondegreen e i due solisti Simona Armenise e Giuseppe Laricchia, si è aperta ufficialmente venerdì 21 ottobre all’Anche Cinema Royal, la XXXI edizione dello storico festival Time Zones, con l’ esibizione di uno dei più grandi pianisti italiani: Emanuele Arciuli.
Di estrazione classica, classe 1965, diplomato al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari a soli diciannove anni con il massimo dei voti e la lode, Emanuele Arciuli non ha certo bisogno di presentazioni, visto che nella sua carriera concertistica si è esibito nelle più prestigiose istituzioni internazionali, dal Teatro alla Scala di Milano alla Biennale di Venezia, dall’Arena di Verona al Miami Piano Festival.
Ospite delle maggiori orchestre, come la OSN della Rai, il Maggio Musicale Fiorentino, La Fenice di Venezia, l’ Orchestra Verdi di Milano e il Teatro Petruzzelli, all’Anche Cinema Royal di Bari, gremito di pubblico accorso numerosissimo per l’ occasione, Emanuele Arciuli ha proposto il suo fortunato progetto, che ha avuto l’anteprima al Carlo Felice di Genova, “American Landscapes in bianco e nero per 5 tastiere: un programma-viaggio (con due pianoforti, un clavicembalo, un piano toys ed una tastiera) dedicato alla musica contemporanea americana di cui egli è uno dei più grandi interpreti ed esperti. A tale proposito infatti ricordiamo la sua pubblicazione “Musica per pianoforte negli Stati Uniti” (Edt) e le numerose lezioni trasmesse su Rai Radio 3 e per Sky Classica.
Sono circa le ventuno e trenta quando il viaggio musicale ha inizio. Il maestro, in abbigliamento decisamente informale, accoglie il pubblico calorosamente, ringraziandolo per la presenza così numerosa malgrado le condizioni metereologiche non proprio ottimali. Ad affiancarlo nel suo viaggio alla regia del suono ed informatica musicale Nicola Monopoli. Ad aprire il primo set della performance, il brano in sette quarti “China Gates” (1947) del compositore minimalista statunitense John Adams a cui seguirà ” Six Sonatas ” di Lou Harrison, amico di John Cage e formatosi sotto l’insegnamento del grande Arnold Schonberg, per solo clavicembalo.
Arciuli, si concede alla platea spiegando ad ogni inizio brano, le scelte delle composizioni che andrà ad eseguire. “L’ amore per la musica americana contemporanea deriva dal senso di liberazione che essa ha creato nel mondo, superando ogni barriera di genere tipica della musica europea dell’ epoca. Un nuovo modo di concepire la musica fuori degli schemi, sia dal punto di vista tonale e ritmico che per quanto riguarda il suono” egli asserisce.
Dal clavicembalo, Arciuli passa dapprima al toy piano, con “Suite for toy piano” del geniale John Cage, per poi proseguire al pianoforte preparato (all’interno viti, canne di bambù ed isolanti per finestre) con il capolavoro “The Perilous Night” dello stesso Cage, dai toni dapprima drammatici e foschi per un finale brioso animato da un crescendo ritmico. Decisamente maggiormente improntata all’elettronica la seconda parte del concerto, con una magistrale interpretazione di “Etude n.2” del padre del minimalismo Philip Glass per poi proseguire al pianoforte campionato, con l’opera microtonale “Fractured Paradise” di Kyle Gann (1955).
Interessante la composizione sperimentale per toy piano e nastro magnetico della compositrice di Philadelphia Julia Wolfe, vincitrice nel 2015 del prestigioso Premio Pulitzer per la musica, dal titolo “East Broadway” (1958) a cui seguirà il brano meditativo ed ipnotico “Children on the Hill” per piano elettrico e harmonizer, improntato su un giro di tre note (si-re diesis-mi) del compositore Harold Budd, precursore di uno stile personale di musica “ambient”.
Chiusura decisamente in bellezza con un omaggio al compositore americano di origini armene Alan Hovhaness con il brano dai toni orientaleggianti “Dark River and Distant Bell” per concludere con l’ ostinato “Winnsboro Cotton Blues” di Frederic Rzewski con evidenti riferimenti al mondo afroamericano. Una serata dal grande valore musicale sia per il repertorio proposto che per l’eccellente performance esecutiva del maestro Arciuli, capace di coinvolgere ed entusiasmare il pubblico di Time Zones, che ha mostrato interesse e partecipazione acclamando a gran voce il pianista pugliese.
http://www.emanuelearciuli.com/
Claudia Mastrorilli