4.08.2016 – Dal 21 giugno al primo luglio è andato in scena, presso il Teatro Duse di Bari, lo spettacolo “…e se facessimo Molière?“, scritto e diretto da Giovanni Gentile, con Barbara Grilli, Maurizio Sarubbi, Maurizio De Vivo e Roberta Costantini.
La piéce comincia con un funerale! Cominciamo bene, pensiamo! Eppure non è così…
La commedia appare subito brillante, veloce e frizzante, grazie anche ad alcuni movimenti scenici, “fermi immagine” e “passeggiate”, che la rendono subito accattivante.
Di che parla dunque? “…e se facessimo Molière?” è un omaggio al mondo del teatro, agli attori e ai produttori, in questo caso il morto è proprio colui che finanzia gli attori e rende possibile il lavoro.
Gentile ci regala uno spaccato di ciò che avviene dietro le quinte di uno spettacolo e ancor prima quando gli attori e il regista si mettono a tavolino per pianificare, decidere, sognare l’apertura del sipario su quella che ogni volta si spera sia la più bella rappresentazione.
Non sono tutte rose e fiori però…la vita dell’attore e del regista teatrale non sono proprio delle migliori, mai riflessione fu tanto attuale in un’epoca in cui i finanziamenti per la cultura sono considerati un investimento poco conveniente!
C’è molta emozione sul palco, è una commedia brillante che sorprendentemente è capace di far scivolare una furtiva lacrima sulla guancia.
Ci sono i sogni, le aspettative, le speranze, le delusioni, ma poi ecco il produttore (il morto per intenderci!) che dall’aldilà aggiusta tutto, cancella le lacrime, nutre il coraggio e dunque cosa si porta in scena stavolta?
“…e se facessimo Molière?”.
Vi regaliamo uno stralcio del testo teatrale, omaggio ad attori e registi, in questo caso il nostro grazie a questi attori e a questo regista per averci regalato davvero un bello spettacolo.
“Non è vero che voglio rimanere in Italia. Sono scappata dall’Italia. Perché? Secondo voi una nazione in cui il Ministro ai beni culturali indice la giornata del teatro e chiede agli attori di lavorare gratis, indice la giornata della poesia e chiede agli autori di leggere gratis, indice la giornata della musica e chiede ai musicisti di suonare gratis…è una nazione in cui vivere? E non è vero neanche che ho rifiutato il lavoro, ma questo voi già lo sapete. Non posso rifiutare un lavoro. Mi fanno ridere quando in televisione sento attori che dicono che loro “scelgono” i film da fare. Beh, beati loro. Io non posso scegliere. Mi chiamano? Devo andarci. Perché ho l’affitto da pagare, devo mangiare come tutti voi. A volte qualcuno pensa che gli artisti non mangino, non paghino la luce, non abbiano la macchina. So di darvi una delusione. Ma noi facciamo le stesse cose che fate voi, abbiamo gli stessi problemi che avete voi. Addirittura qualcuno ha anche le rate della macchina che scadono, come le avete voi. E a volte ci propongono cose brutte, inguardabili, a cui noi diciamo di sì solo per lavorare. Noi, nell’ambiente dico, le chiamiamo (pausa) Markette. Certo, c’è chi è più markettaro di un altro, ma oh, se non ci prostituiamo artisticamente in questo paese finiamo a morir di fame. E proprio perché in Francia invece ci lavorano davvero i migliori, io non lavoro da più di sei mesi. Non sono una grande attrice, recito soltanto di esserlo. E in Italia recitare di essere i migliori funziona. Esserlo…un po’ meno.”
Manuela Bellomo