16.09.2024 – Torniamo a parlare dell’Accademia Eleonora Duse – Centro Sperimentale di Cinema e Arti Performative di Asolo, spostandoci però a Venezia in occasione della 81° Mostra Internazionale di Arte Cinematografica La Biennale di Venezia.

Nel pomeriggio del 5 settembre 2024, all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, negli spazi del Venice Production Bridge, si è tenuta la Premiazione della terza edizione di “Cinema&Arts”,  ideato da Alessio Nardin, direttore dell’Accademia, organizzato e curato da Kalambur Teatro e Associazione Culturale Ateatro.

Come nasce “Cinema&Arts”?

“Questo premio nasce da una mia ispirazione e necessità artistica: il desiderio di creare un “luogo” spazio temporale per poter proseguire una parte della mia traiettoria che vede la presenza di germogli di diverse arti nell’arte cinematografica.

Spesso portando mie opere nei festival internazionali mi sono chiesto come poter valorizzare opere di notevole spessore che poi avrebbero avuto scarne possibilità di essere viste e godute da un ampio pubblico. – Ci racconta Nardin.

Cinema&Arts nasce con l’aspirazione di essere luogo di studio (con gruppi di allievi e professionisti che analizzano i films in concorso), luogo di incontro (con i diversi artisti dei film vincitori) e luogo di scoperta (attraverso le proiezioni ad evento di film tematici inediti).

Per questo la mia profonda gratitudine alla Biennale Cinema, a chi ne cura l’organizzazione (Kalambur Teatro, A Teatro), agli allievi  e ai dirigenti dell’Accademia Eleonora Duse – Centro Sperimentale di Cinema e Arti Performative che ha collaborato alla realizzazione in modo consistente e a tutta la giuria in specialmodo Oliviero Ponte di Pino.

Cinema&Arts

Giuria e Accademia Eleonora Duse

La giuria del Premio è composta dal regista internazionale Alessio Nardin, Oliviero Ponte di Pino critico e studioso e Antonio Giuseppe Bia giovane attore pugliese di Gioia del Colle, affiancati da un gruppo di allievi del Percorso Triennale per Registi ed Attori della Accademia Eleonora Duse – Centro Sperimentale di Cinema e Arti Performative e da attori delle masterclass internazionali dell’Accademia Duse, tra cui l’attrice pugliese Emilia Brescia, originaria di Manduria.

Il progetto “Cinema&Arts” conclude il Primo Anno del Percorso Triennale dell’Accademia Duse, gli allievi infatti hanno costituito un gruppo di studio all’interno del premio e coinvolti anche come “giuria demoscopica”, hanno visionato tutti i film in concorso al premio e, sotto la guida di Nardin, hanno studiato le varie opere e hanno fatto molteplici incontri e lezioni di cinematografia. Al termine di tale percorso hanno partecipato all’evento di premiazione del 5 settembre incontrando registi ed attori delle opere premiate.

Premiazione

Sono stati assegnati due premi  in ex-aequo come miglior film e uno relativa al miglior artista multi-disciplinare.

MIGLIOR FILM

RIEFENSTAHL di Andres Veiel

Produzione Germania (2024) 115’ colore e b&w

Sceneggiatura Andres Veiel

Riefensthal è un docufilm costruito con chirurgica precisione utilizzando interviste televisive, citazioni di altri documentari (come quello di Ray Muller del 1993), ma soprattutto l’archivio privato della stessa Riefensthal.

Questo attento e sapiente intreccio inizialmente si sofferma ed esalta l’arte della celeberrima regista tedesca, partendo dalle immagini di due suoi indiscussi capolavori, Il trionfo della volontà (1934) e Olympia, dedicato alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Emergono quindi il talento, la visionarietà e l’avanguardismo, non solo della regista, ma anche della geniale montatrice che, per senso del ritmo e precisione, ha fatto scuola nella storia del cinema occidentale.

Proprio soffermandosi ed insistendo su questa maniacalità, il film ci svela come, passo dopo passo, l’ambizione artistica sfoci anche in quella umana, con tutte le sue contraddizioni, a cominciare dalle sue strette relazioni non solo con Adolf Hitler e il suo ministro della Propaganda Heiner Goebbels (i suoi principali mecenati e sostenitori delle sue fortune artistiche), ma anche e sino in tarda età con il suo grande amico Albert Speer, l’architetto del Terzo Reich.

Di qui in avanti il film, con una struttura narrativa certosina e raffinata fatta di immagini e interviste distopiche, si sviluppa in un continuo altalenare di posizioni, documentazioni visive e sonore, che esplorano punti di vista contraddittori e ugualmente attendibili (come in Rashomon di Akira Kurosawa), spingendo lo spettatore a interrogarsi su dove sia la verità. In questo raffinato gioco scenico, Andres Veiel dirige ed armonizza immagini, voci e suoni come in un’opera lirica.

La scena finale, davvero magistrale, con l’ultima intervista (interrotta nel film) svela come i temi trattati da Veiel non riguardino tanto la ricerca di una “verità” assoluta sulla vicenda umana della donna Leni, quanto piuttosto la ricerca di ciò che della verità l’artista Riefenstahl ha potuto raccontare, percepire, manipolare e deformare, al punto da ricreare per sé stessa (e forse anche per gli altri) un’altra possibile verità a cui credere fermamente.

PAUL & PAULETTE TAKE A BATH di Jethro Massey

Produzione Gran Bretagna (2024),108’, colore

sceneggiatura Jethro Massey

Paul & Paulette Take a Bath ha per protagonisti due giovani, a partire dalla casualità, quasi assurda, del loro incontro in Place de la Concorde di Parigi. Di qui nasce un’amicizia che si sviluppa attorno a un gioco teatrale: ogni loro incontro è la messinscena di un crimine cruento di epoche passate (che il film evoca con una serie di immagini d’archivio), inscenato nel luogo in cui era avvenuto, con travestimenti e battute, come in un gioco di ruolo o in un copione teatrale.

Incontro dopo incontro il regista, grazie alla precisa struttura del soggetto, svela gradualmente cosa si muove intorno all’apparente casualità iniziale. Per Paul, aspirante fotografo senza fortuna, questo macabro gioco teatrale è la strada per alimentare il gioco della seduzione con quella ragazza misteriosa e affascinate. Per Paulette è invece un tentativo di sfuggire momentaneamente alle difficoltà della sua appassionata relazione con una donna e di provare a elaborare il suo passato familiare. A far emergere in modo diretto e drammatico questo retroscena sarà il viaggio in auto che li porta alla scoperta di sé prima ancora che dell’altro.

Il loro viaggio umano, che diventa sempre più morboso ed assurdo, si avvicina sempre più ad un passato più recente, come in una macchina del tempo, fino a sfumare i confini tra realtà e fantasia, tra ciò che hanno vissuto e ciò che potrebbero vivere.

Ad accompagnare la vicenda, su un livello di azione specifico, è l’arte fotografica, al centro delle aspirazioni di Paul, che trova nel finale e nei titoli di coda il suo compimento con l’archivio privato che documenta questa sgangherata storia d’amore.

Da sottolineare la prova attoriale di tutto il cast e in special modo di Marie Benati, che con grande variazione di registri drammatici trascina lo spettatore all’interno della trama e dell’incessante alternarsi di stato d’animo.

MIGLIOR ARTISTA MULTI-DISCIPLINARE

QUAY BROTHERS (USA 1947)

Stephen e Timothy Quay sono due gemelli registi, animatori e scenografi statunitensi, noti per la qualità nell’animazione in stop motion, che ha ispirato diversi altri artisti.

Dopo aver studiato illustrazione e cinema presso il Philadelphia College of Art, sin dagli inizi si cimentano in diverse arti. Si distinguono subito come registi cinematografici, illustratori e scenografi. La maggior parte dei loro film di animazione presenta burattini realizzati con parti di bambole e altri materiali organici o inorganici, spesso parzialmente disassemblati, immersi un’atmosfera tetra e malinconica.

Come scenografi, dal 1988 i fratelli Quay creano ambienti e proiezioni per produzioni di performing art su vari palcoscenici internazionali. Il loro lavoro su piccola scala si allarga spesso in scenografie su larga scala per le produzioni operistiche e teatrali del regista Richard Jones (L’amore delle tre melarance di Prokof’ev, La pulce nell’orecchio di Feydeau, Mazepa di Čajkovskij, Il borghese gentiluomo di Molière). Nel 2016 realizzano la scenografia dell’opera Theatre of the World, presentato alla Walt Disney Concert Hall a Los Angeles e in altri palcoscenici internazionali.

Come illustratori: dopo la realizzazione di copertine per opere letterarie di stampo gotico e fantascientifico a Philadelphia, i Quay hanno creato suggestivi disegni per un gran numero di pubblicazioni: per le opere di Italo Calvino, Louis-Ferdinand Céline o per lo studio critico di Mark le Fanu sui film di Andrej Tarkovskij.

Le opere dei Quay sono state al centro di diverse mostre personali, come quelle presso l’EYE Film Instituut Nederland di Amsterdam (2014), il Centre de Cultura Contemporània di Barcellona (2014) e La Casa Encendida di Madrid (2015).

Il loro film Sanatorium. Under The Sign Of The Hourglass , dedicato all’opera di Bruno Schulz, è il  frutto di una ricerca e di un percorso produttivo durati ben 19 anni. E’ dunque la piena espressione del loro talento e della loro poliedricità. La raffinata partitura musicale, oltre a essere origine dei movimenti dei puppets, diventa progressivamente insostituibile strumento e linguaggio narrativo nello svilupparsi dei diversi quadri del film.

La struttura dell’opera si impernia su una scansione, quasi teatrale di prologo, svolgimento ed epilogo. La parte centrale immerge lo spettatore in un mondo onirico, che non viene simulato, ma creato concretamente, con rara maestria. L’intreccio delle diverse discipline in cui i fratelli Quay sono maestri (scenografia, illustrazione, animazione dei puppets con la presenza di attori in carne e ossa) contribuisce, assieme alle novelle di Schulz, a creare un mondo assurdo ma reale, di inquietante e toccante bellezza.

Nel corso dell’evento, in una sala gremita di pubblico ed in presenza delle delegazioni dei film vincitori, sono state proiettare al pubblico della Mostra in prima europea le  pellicole The Long Step (USA 2024, 12’) scritto da Paola Calliari e diretto da Michael Sandoval e Strade maestre (Italia 2024, 55’) un film di Sergio Maifredi e Ruggero Torre con Eugenio Barba, Stefan Kaegi, Antonio Latella, Arianne Mnouchkine, Thomas Ostermeier, Milo Rau, Peter Stain, Krzysztof Warlikowski.

Molto partecipato anche l’incontro con gli autori e i produttori dei film e l’approfondimento delle tematiche e dei progetti legate al premio “Cinema&Arts”.

Accademia Eleonora Duse

Il primo anno di attività ha visto l’Accademia impegnata con successo su più fronti: le masterclass internazionali di Alta Formazione (più di 10 in tutto l’anno tenutE da maestri internazionali) a cui hanno partecipato più di 150 attori e registi da tutta Europa; la nascita del primo anno del Percorso Triennale per Registi e Attori che ha visto 15 attori provenienti da tutta Italia lavorare continuativamente al Teatro Duse da dicembre 2023 a luglio 2024; le prime realizzazioni produttive di questi percorsi (performance itineranti, spettacoli di maschera, collettive fotografiche, installazioni); le collaborazioni con importanti istituzioni locali e nazionali: Regione Veneto, Comune di Venezia, Comune di Asolo, Comune di Cavallino-Treporti, Università Federico II di Napoli, Università di Genova.

È già on line sul sito (www.accademiaduse.it) il nuovo bando per il Percorso Triennale per Registi ed Attori: recitazione cinematografica, regia (teatrale e cinematografica), drammaturgia e arti performative (danza e azione fisica) dedicato ai giovani artisti che desiderano diventare degli artisti incontrando alcuni tra più importanti maestri europei del settore. Questo sarà rivolto a giovani artisti del territorio nazionale (ed internazionale) che desiderano formarsi in modo innovativo a 360° rispetto alle arti dello spettacolo e del cinema in particolare: Spreghelburd, Brie, Carreri, Nardin, Biagini e molti altri.