14.05.2019 – Come sovente accade quando un fulgore accecante, ricolmo di riflessi e fremente vitalità, cede il posto al muto grigiore dell’ordinario, il vuoto ritrovato pare assordare in una melanconica e stridente monotonia.
All’indomani della decima edizione del Bif&st tutta la città sembra espressione di questo sentire, orfana di quell’allure che l’ha posta per una volta al centro della vita culturale dell’intero paese.
Bari anche quest’anno è tornata, anche se solo per otto giorni, vestale dell’arte cinematografica in un turbine di eventi dal sapore eccezionale, capaci di parlare in modo differenziato a tutto il suo numeroso pubblico.
Il Bif&st, per dirla con Pirandello, è uno, nessuno e centomila, un prismatico contenitore che assume la forma che più si attaglia a chi ne fruisce in un percorso esperienziale assolutamente personale che restituisce un festival diverso ad ogni singolo utente.
Così accade che esistano infiniti Bif&st o almeno 76 mila quanti sono i suoi attuali spettatori in decisa crescita rispetto alle passate edizioni: c’è il festival di chi guarda alla storia del cinema italiano ed internazionale attraverso l’omaggio ad Ennio Morricone, una occasione imperdibile per (ri)apprezzare, nell’incantevole ed immortale fascino della sala, alcune delle nostre pellicole più iconiche, come il monumentale Novecento di Bertolucci o l’indimenticata opera di Sergio Leone, ma anche alcune gemme sviste o mai viste che finalmente hanno ritrovato la luce.
C’è il festival di chi cerca il glamour e l’emozione dei riflettori nelle serate evento al Teatro Petruzzelli che hanno visto alternarsi, in una interessante contaminazione delle arti e della cultura, Lina Sastri e la tradizione partenopea ai grandi nomi del cinema contemporaneo, per citarne alcuni Matteo Garrone, premiato per Dogman, Daniele Ciprì, premiato per la fotografia de Il primo re, o Sergio Rubini con la prima del suo ultimo film Il grande spirito.
Non meno rilevanti le serate internazionali come quella pensata per omaggiare il grandissimo e compianto Bruno Ganz con la proiezione del film Witness, uno degli ultimi da lui interpretati, o quella dedicata alla presentazione in anteprima assoluta del tedesco Ballon, un film, tratto da una storia vera, in uscita a luglio, che avvince nonostante la sua convenzionalità e di cui sentiremo ancora parlare.
C’è ancora un’altro festival che sofferma il suo sguardo sulla nostra odierna grammatica filmica e scruta curioso, attraverso le sezioni competitive e non, cosa significhi fare cinema oggi in Italia tra continuità e sperimentazione. Non possono dimenticarsi il Suspiria raffinato e concettuale di Guadagnino così come il sorprendente documentario La strada dei Samouni di Savona, due esempi molto diversi di come l’innovazione misurata e intelligente premi più di ogni cosa.
Il coming of age, caro ad alcuni tra i più grandi cantori del cinematografo, Truffaut naturalmente e in tempi più recenti i fratelli Dardenne, si conferma ancora un tema molto cinematografico capace di profonde ed inattese riflessioni come dimostrano gli interessanti Manuel e Un giorno all’improvviso che rivelano altresì il talento dei suoi giovani protagonisti.
C’è poi un festival dalla vocazione universale che amplia il suo campo visivo sino ad azzerare le distanze in un intrigante viaggio tra i continenti e la Storia: è il panorama internazionale che attraverso racconti sinceri ed originali descrive al meglio un’umanità diversissima per condizioni e latitudini eppure uguale nella sua essenza più recondita. Penso ai premiati Queen of hearts, film danese intimo e toccante, al bulgaro Irina, doloroso racconto di una madre surrogata o al brasiliano Marighella, biopic accorato, interpretato magistralmente dal cantante Seu George, sulla vita di un guerrigliero rivoluzionario.
A ben guardare, il Bif&st è molto altro ancora: c’è infatti un festival fatto di voci, sguardi, ricordi, consigli, racconti di chi la magia la crea o l’ha creata in un misto di fascinazione e conoscenza. Sono gli incontri di cui è disseminata la manifestazione che arricchiscono ugualmente uditori e protagonisti in un abbraccio mai così stretto che non smette di stupire tutti coloro che vi partecipano. Quest’anno si sono avvicendati, tra gli altri, alcuni tra i più rilevanti nomi del nostro cinema come Ennio Morricone, Roberto Herlitzka, Dario Argento, Valeria Golino, Alba Rorwacher e tante promesse di talento come i registi e gli interpreti del premiato La terra dell’abbastanza.
C’è un festival che diviene riflessione attenta e puntuale del contemporaneo con le sue grandi e piccole contraddizioni tra inchiesta e attività di ricerca. In questa edizione il tema portante era l’intolleranza, ancora fin troppo praticata, di cui si è discusso attraverso una serie di film che hanno impresso significativamente sullo schermo l’assurdità e la ripercussione sociale di un sentimento sterile e gretto unicamente frutto di paure ancestrali ed ignoranza.
Di estremo interesse e stringente attualità si sono rivelate anche le rassegne collaterali: Diritto Tortura e Cinema, ha visto avvicendarsi in incontri interessanti e coinvolgenti, su tutti quello dedicato al legal thriller o alla scottante vicenda Cucchi, importanti relatori, come Francesco Caringella e Gianrico Carofiglio; non meno rilevante il ciclo di proiezioni e approfondimenti legati all’acqua ed all’ambiente, un’occasione per fare il punto con studiosi e ricercatori su un tema di vitale importanza per la sopravvivenza del pianeta; Cinema e salute, invece, ha provato a raccontare attraverso il cinema la medicina e la naturale tensione dell’uomo verso il benessere.
C’è infine ancora un’altro festival dei partecipanti ai laboratori, quest’anno dedicati a scenografia, regia-recitazione e costumi, fatto di addetti ai lavori appassionati che rinunciano a seguire molti degli appuntamenti in cartellone in favore di un arricchimento del proprio bagaglio accarezzando il sogno di divenire affermati protagonisti del cinema prossimo venturo.
Il Bif&st si conferma dunque come un contenitore quantomai eterogeneo di esperienze diversissime e variamente indirizzate capaci di intercettare ed unire nel segno del cinema fruitori antitetici per retroterra culturale ed esigenze.
Un appuntamento di rilevanza imprescindibile, per dirla con Laudadio, che deve avere il coraggio di parlare al nostro tempo guardando al futuro, forte di un consenso di pubblico sempre più esteso che affolla sale e teatri per lambire anche solo per un istante la magnifica illusione delle immagini in movimento.
Chacun son festival!
Galleria fotografica di Rosaria Pastoressa
Simon