16.05.2018 – La rinnovata quiete artistica di Bari, che, a riflettori spenti, ritrova il suo quotidiano, fra teatri che riprendono i loro cartelloni e contenitori che riacquistano l’usuale forma, porta inevitabilmente lo sguardo a voltarsi indietro verso il Bif&st appena concluso con tutto il suo portato di trascinante vitalità e seducente fascinazione.
Il Bari International Film Festival, dopo nove edizioni, ha decisamente smesso i panni dell’allievo per vestire quelli di un compassato maestro che preferisce la varietà dei contenuti e delle proposte alle abbaglianti luci mondane. Nei suoi otto giorni, infatti, il Bif&st è riuscito a coniugare mirabilmente le attese di un pubblico appassionato con le istanze delle nicchie più esigenti, alternando nel suo programma i grandi successi di stagione (penso al premiatissimo Ammore e malavita dei Manetti Bros o al gelido La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi) alle proposte più ricercate e/o anticonvenzionali del nostro cinema (su tutti il bellissimo melò di Paolo Franchi Dove non ho mai abitato e il rock biopic Nico,1988 di Susanna Nicchiarelli).
Più che una scelta programmatica una sublime dichiarazione d’amore verso il cinema tutto anche a rischio di non incontrare i favori di quella audience che rincorre una grammatica cinematografica semplificata. Questa vocazione sottilmente autoriale ha portato alla luce, tra le opere prime e seconde, alcune gemme nascoste della cinematografia più giovane come il surreale Tito e gli alieni di Paola Randi, giustamente premiato oltre che per la regia anche per la perfetta interpretazione stranita di Valerio Mastandrea, e il non profetico in patria Figlia mia, affresco tutto al femminile di Laura Bispuri con il duplice ruolo materno delle bravissime Valeria Golino e Alba Rohrwacher, che hanno anche condiviso il premio per la miglior attrice.
Questa incessante tensione verso un prodotto qualitativamente diverso, capace di suscitare nel pubblico altre ed alte sensazioni, si è mirabilmente manifestata anche nella accurata selezione delle sezioni internazionali, quest’anno legate a doppio filo alla follia della guerra ed all’impegno civile. Indimenticabile la piccola protagonista del claustrofobico Anna’s War, ultima fatica del regista russo Fedorchenko ed il film danese di sconvolgente attualità, Cosa dirà la gente, premiato per la migliore attrice e adesso nelle sale. IInsignito dei premi per la miglior regia e miglior attore il sorprendente The Captain, storia bellica di un giovane soldato che per sopravvivere indossa l’uniforme di uno dei nazisti da cui era in fuga.
Ma sopra ogni cosa il Bif&st si conferma una incredibile fucina di sogni capace di condurre il pubblico all’interno del processo creativo in un unico ideale abbraccio tra produzione e fruizione che in nessun altro luogo pare possibile. È in questa ottica, infatti, che devono inquadrarsi le interessanti conversazioni di e sul cinema avvenute con Pierfrancesco Favino, Antonio Albanese, Giuseppe Tornatore e Andrea Ferreol. Di portata storica, insieme all’incontro con Vittorio Storaro, la master class di Bernardo Bertolucci, venuto a Bari per presentare la versione restaurata del suo censurato capolavoro Ultimo tango a Parigi e protagonista di uno dei momenti più belli di tutte le edizioni, in un Petruzzelli gremito fino all’orlo con un incredulo pubblico in trepidante visibilio.
Ma questo Bif&st è stato davvero molto di più: innanzi tutto uno splendido strumento di diffusione della cultura cinematografica per i tanti giovani e non che hanno affollato le sale delle proiezioni gratuite, quest’anno dedicate a Marco Ferreri e Franco Cristaldi, per (ri)scoprire sul grande schermo un cinema attualissimo e purtroppo dimenticato, figlio di una stagione, ahimè, irripetibile. In secondo luogo una occasione per vivere con la lente del cinema un viaggio interdisciplinare attraverso le scienze e le arti tutte (basti pensare al coinvolgente concerto dedicato a Trovajoli o alle seguitissime rassegne collaterali dedicate ai documentari naturalistici di Werner Herzog, all’arte, alla medicina e alla scienza).
In ultimo, ma non meno importante, il festival rappresenta ormai un consolidato mezzo di promozione del nostro territorio sempre più spesso location e buen retiro delle star. Una realtà, dunque, che si prepara alla edizione del decennale, forte dei suoi numeri che confermano in termini di presenze e risposta di pubblico, i risultati raggiunti nelle passate edizioni e portano dritto il Bif&st, idealmente, al terzo posto tra i festival nazionali superando, in termini percentuali anche feste del cinema più blasonate. Cresce dunque l’attesa per una edizione, la prossima, che, a sentire il suo direttore Felice Laudadio, si annuncia del tutto ripensata e che guarda ambiziosamente lontano ad un tempo in cui la magia immortale della settima arte potrà stillare da tutti i teatri della città finalmente restituiti al suo pubblico in un consonanza onirica e sontuosa di magnifiche illusioni. À bientôt !
Simon