10.04.2025 – In un battito d’ali si è conclusa la sedicesima edizione del Bif&st, la prima, invero, del nuovo corso della manifestazione che ha visto direttamente coinvolte Apulia Film Commission e Regione Puglia. Il Festival, da quest’anno presieduto da Oscar Iarussi, ha mutato formato e contenuto pur nella salvaguardia del suo originario architrave. Il risultato è un’esperienza festivaliera “glocal” e fortemente identitaria che eleva il particolare ad universale e convince, destando l’attenzione dei media tradizionali e soprattutto delle reti sociali che hanno registrato un numero di interazioni davvero da record.

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Indiscusso protagonista è stato, come sempre, il pubblico che ha confermato il suo afflato sincero e viscerale nei confronti della kermesse, percepita ormai come l’apice della vita cittadina ed imprescindibile momento di crescita culturale collettiva. Il Bif&st è dunque Bari e, da questa edizione, anche osservatorio permanente e privilegiato sul meridione globale in una crasi, vivida e intrigante, di sguardi che puntano al mediterraneo per costruire un racconto più ampio di contiguità geografica, o anche solo culturale, che getti luce sulle urgenze e le istanze di genti e territori spesso lateralizzati dal discorso.

Il festival ha così inaugurato Meridiana, una sezione competitiva che nasce sulle vestigia del vecchio Panorama Internazionale e trova il suo riferimento ideale in Camus e nel pensiero omonimo del sociologo barese Franco Cassano. Lo schermo attraversa per immagini il Mare Nostrum e prende il largo alla ricerca di storie identitarie e ritratti di grande impatto emotivo che racchiudono un patrimonio umano e tradizionale di immensa e varia estensione nel quale, tuttavia, in qualche forma, le comunanze echeggiano assonanti. La prestigiosa giuria internazionale presieduta dal candidato premio Nobel per la letteratura Tahar Ben Jelloun e composta da Nadine Makram Wassef, Soudade Kaadan, Antonella Gaeta e Roland Sejko ha assegnato cinque importanti riconoscimenti.

I premiati

Ad aggiudicarsi il Premio Bif&st Meridiana per la miglior fotografia è stato Roland Plante per Yunan di Ameer Fakher Eldin. Il film, girato parzialmente in Puglia, è il racconto di un viaggio di salvezza interiore in cui il protagonista oppone all’esilio forzato un autoesilio in una remota località insulare nelle intenzioni funzionale al suo congedo dal mondo. La connessione quasi soprannaturale del protagonista con la maestosa essenzialità della nuda natura incontaminata, con il suo orizzonte sterminato e purissimo, trasfonderà vita al suo spirito esausto mutando decisamente la lente d’osservazione di sé nel circostante.

Il Premio Bif&st Meridiana Migliore Attore Protagonista è stato invece assegnato a Fabrizio Ferracane per La Guerra di Cesare di Sergio Scavio.

Ferracane è perfetto nella raffigurazione dell’ideale cristallino che impatta con la realtà sorda e ammaliante, incapace di risposta ma avviluppante nelle sue spire di confortevole asfissia borghese. Una splendida interpretazione, giustamente premiata, che interroga la società contemporanea.

Ad Angeliki Papoulia è stato attribuito, invece, il Premio Bif&st Meridiana Migliore Attrice Protagonista per il film greco “Arcadia” di Yorgos Zois.

L’opera inquieta ed affascina celando il filo del racconto nella spessa coltre che avvolge gli ambienti raffigurati che paiono legati ad un continuo sfasamento di piani nel quale a prevalere è la dimensione oltremondana che trova una breccia in un bar misterioso e liminale.

 

Il film “Lo que queda de ti” di Gala Gracia ha vinto invece il Premio Bif&st Meridiana – CONSERVA Migliore Regia.

Gracia sceglie la soavità per spogliare il lutto da ogni sovrastruttura sensazionale e restituirci l’essenza del dolore e del distacco. Un lancinare che trova sollievo ed elaborazione solo nel contatto diretto con la terra natia, intesa come ritorno a casa ed in senso ancora più esplicito ai propri terreni, metafora visiva immediatamente percettibile della appartenenza  e della memoria.

Trionfatore di questa prima edizione di Meridiana èEverybody calls Redjo” di Ibër Deari che si è aggiudicato il Premio Bif&st Meridiana “Franco Cassano” per il Miglior Film.

Redjo, il protagonista, è perfetta incarnazione, guascona e sopra le righe, della ormai sparuta gioventù macedone che ha scelto di restare in un racconto registicamente accorto e ben calibrato, non privo di virtuosismi stilistici (uno su tutti la scelta di adoperare il piano sequenza), di un paese per vecchi in cui a dominare sono ancora le logiche stantie di un mondo che il resto del mondo ha oltrepassato e che mostra vistosamente le sue crepe proprio quando affiora inesorabile la disillusione.

Anche la tradizionale sezione competitiva dedicata al nostro cinema ha subito una profonda ristrutturazione in questa sedicesima edizione. Il concorso omaggia l’originale nomenclatura festivaliera e muta il suo nome in “Per il Cinema Italiano” sciogliendo ogni vincolo precostituito di formato e contenuto sino a ricomprendere in un unico campo visivo mediometraggi e lunghi, film di finzione e cinema documentario. Un viaggio senza schemi nei linguaggi del cinema italiano contemporaneo che ha visto il trionfo di tre opere diversissime, ognuna a suo modo profondamente innovatrice in termini sia formali che contenutistici.

La giuria popolare, composta da trenta persone provenienti da ogni area del Mediterraneo, presieduta dalla regista Costanza Quatriglio ha insignito del premio di miglior film l’ultima fatica di Guido Chiesa Per amore di una donna.

Il film è uno splendido intreccio femminile che supera le epoche ed i generi attraverso un racconto che restituisce centralità alla memoria come strumento ultimo e primo di ricerca del senso della Storia sia individuale che di comunità.

Ad essere premiato, invece, per la migliore interpretazione è stato il cast del film “Paura dell’alba” di Enrico Masi.

L’opera, a metà tra documentario e finzione, è un racconto di resistenza ispirato a fatti realmente accaduti che fonde il naturalismo ambientale dell’ Appennino tosco emiliano alla raffigurazione umana strenua e pugnace.  Gli immensi silenzi delle montuosità traducono in forma sublimatamente espressiva l’anelito di libertà dei partigiani, osservati in un frammento difficile del loro esistere attraverso un percorso filmico che comunica per sottrazione.

Il premio per la miglior regia è invece stato attribuito a Lorenzo Pullega per il suo “L’oro del Reno”. Nonostante le assonanze il fiume del film non è quello wagneriano, anche se la sua eco risuona comunque nel corso della visione. Protagonista è il Reno italiano in un surreale e bizzarro viaggio d’esplorazione che si serve di suggestioni documentarie intrise di omaggi cinematografici per raccontare l’inestimabile ricchezza di un territorio.

Conclusioni

Il Bif&st, dunque, rinasce, ricombina, rielabora per crescere ed evolvere in una dimensione mediatica di grande richiamo che forte della sua radicata collocazione territoriale pensa in grande e raccoglie la sfida di centralizzare la questione mediterranea in un viaggio filmico che crea cultura attraverso le culture.

Alla prossima!

http://www.bifest.it

Silvestro Carlo Montrone