11.04.2022 – Nel tempo che non ha mai tempo tra esogene compulsioni ed ipercinetiche consuetudini all’orizzonte si staglia un bagliore.

È il faro del cinema che induce a fermarci per un istante lungo almeno un film ad osservare il mondo nella sua nuda essenza, distante dalla frenesia del suo svolgersi e proprio per questo in una inedita veduta d’insieme colma di rifrazioni di sconcertante ed immediata verità.

Dal biancore della sua luce lattea emerge tutto l’umano, specialmente l’oscuro, in uno zibaldone di maschere e soggetti che riflettono e fanno riflettere sulla vita e i suoi misteri.

Il Bif&st è dunque prima di ogni cosa una occasione per affinare lo sguardo e dar peso attraverso lo schermo alle emozioni, i sentimenti ed i rimossi che sovente evitiamo di frequentare. L’edizione numero tredici è stata un ponte imperfetto tra un glorioso passato, quello del cinema analogico e immortale ed un presente/futuro che si caratterizza per la costante fluttuazione delle sue forme espressive.

Il festival, in continuità con la sua tradizione ha così recuperato, seppur con fatica, la sua originaria collocazione primaverile aprendosi nel contempo alle nuove frontiere dell’audiovisivo e re-includendo la serialità nel suo cartellone.

La sezione Cinema & Fiction, ospitata dal restaurato Teatro Kursaal, ha dato voce e immagini ad alcune fra le più note produzioni televisive italiane ed ai suoi protagonisti affiancandole a nuove proposte di derivazione straniera. Una sperimentazione ancora acerba che ha incuriosito il pubblico e senz’altro sarà implementata nelle edizioni prossime venture, con una programmazione sempre più vasta che darà conto di tutti i linguaggi della nuova produzione seriale internazionale (penso, oltre ad HBO e Disney +, all’universo Netflix e Amazon ormai da lunga pezza protagonista dei grandi festival cinematografici).

L’attualità, com’è ovvio, ha avuto la meglio in questa strana edizione di rinascita, adombrata da nuovi timori, così la programmazione ha doverosamente omaggiato l’Ucraina ed il suo cinema attraverso la maratona evento dedicata alla serie tv Chernobyl e soprattutto la giornata tributo ai cineasti ucraini con la presentazione del film “The Forgotten” ed il simbolico premio Federico Fellini consegnato alla sua regista Daria Onyshchenco.

Il Bif&st è come sempre un’opportunità per fare il punto sullo stato dell’arte del cinema italiano come prodotto e come luogo di fruizione che soffre in entrambi i sensi l’accanita concorrenza dello streaming ormai sempre più radicato nelle abitudini di massa delle nuove generazioni. Una tendenza che con ogni probabilità sarà impossibile da invertire ma cui ragionevolmente si può opporre, come dimostra il Festival di Bari, il magnifico ed altisonante utilizzo cinematografico dei teatri.

E in questo modo riacquista straordinario luccicore tanto cinema recente a ragione premiato in questa edizione e purtroppo passato distrattamente nei cinematografi, penso allo splendido “Leonora Addio” di Paolo Taviani o all’opera rivelazione di Francesco Costabile “Una Femmina” qui doppiamente tributato oppure ancora al fumettoso “Diabolik” dei Manetti Bros.

Il pubblico, a dispetto dell’orario delle proiezioni, ha preso parte numeroso ai matinée seguendo con rinnovato interesse anche gli incontri a margine dei film con i protagonisti, uno su tutti la video conversazione emozionale e vagamente nostalgica con il premio Oscar Giuseppe Tornatore, quest’anno premiato per la miglior regia per il docufilm “Ennio”.

La giuria della sezione Panorama Internazionale, presieduta dal regista Giuseppe Piccioni, ha tributato i suoi riconoscimenti a tre opere originali e interessanti: Il regista Clio Barnard si è aggiudicato Il premio per la miglior regia per “Ali & Ava”, un piccolo grande film sul valore universale della musica e sulla sua capacità di avvicinare le culture.

Irene Virgüez è stata invece premiata come migliore attrice per la sua interpretazione in “La Hija” di Manuel Martin Cuenca, un thriller spagnolo carico di tensione che segue le vicende di una giovane ragazza incinta costretta dalle circostanze a concludere un difficile accordo.

Il miglior attore è invece il giovane Enzo Vogrincic protagonista del film “9” di Martín Barrenechea e Nicolás Branca, una storia che esplora il lato oscuro del successo sportivo. Menzione speciale a Carolina Sala, protagonista del film “Vetro” ora al cinema. La sua interpretazione asciutta e compunta rende alla perfezione il senso di disagio che il suo personaggio era chiamata ad esprimere in un film non facile che esplora sotto il pretesto narrativo del thriller clastrofobico la difficile condizione di chi si chiude al mondo esterno.

bif&st 2022

La presenza costante e numerosa del pubblico alle proiezioni pomeridiane di stampo più marcatamente autoriale chiarisce, se mai ce ne fosse bisogno, che il Cinema, quello vero, non è affatto un relitto novecentesco ed anzi è più vivo che mai, forse semplicemente in cerca di rilancio. Un pubblico engagée non è un utopia ma piuttosto un segmento da accarezzare ed incuriosire con proposte altre e alte distanti anni luce dal mainstream, fresche ma d’impegno, innovative e nel contempo colte come ha dimostrato l’apprezzata mini rassegna al Teatro Piccinni dedicata al cinema sociale del regista francese Stephane Brizè.

Il cinema è un’arte affatto autoreferenziale che però è usa rielaborarsi in un continuo vortice creativo di destrutturazione e riassemblaggio allo scopo di giungere ad un quid novi che sussuma ed omaggi il modello e riecheggi nelle immagini i suoi ispiratori. Ecco tradotto il valore della tradizione e la necessità di ritornare alle origini attraverso rassegne tematiche che riportino in superficie in modo capillare e ragionato l’opera dei maestri. Quest’anno, pur se in forma troppo ridotta, è stata la volta di Pier Paolo Pasolini, Ugo Tognazzi e Carlo Lizzani sfiorati da mini sezioni ad essi dedicate tra incontri, libri, cinema e documentari.

L’edizione 2022 è stata anche la prima a ritracciare i confini fisici del festival estendendo il viaggio cinematografico oltre il periplo dei suoi teatri, attraverso il parallelo ciclo di eventi FuoriBif&st, che ha pervaso di cinema ambiti e realtà in apparenza distantissimi. Un curioso esperimento, già riconfermato per le prossime edizioni, che contribuisce a diffondere la magia dello schermo per le strade e nei luoghi simbolo della vita cittadina.

Il Bif&st appena concluso ha, dunque, accorciato distanze, incontrato mondi e raccontato culture in un gioco di specchi affascinante e coinvolgente che si riflettono vicendevolmente e in cui convergono le divergenti visioni dell’arte e del racconto tra formati mediali tradizionali e del tutto nuovi pur se in apparente antinomia.

In sincronica perfezione, infatti, convivono e si integrano le urgenze narrative del serial televisivo con quelle del racconto filmico, le ansie veridiche del mezzo documentario con l’universo sconfinato dello scritto in prosa, il lirico simbolismo del testo poetico con la dimensione immediatamente emotiva della melodia in una consonanza di prosceni crossmediali che rivelano una insperata e coerente familiarità. Il cinema è vera sintesi di tutte le arti!

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Foto: pagina FB Bif&st

Simon