30.06.2020 – Se la stagione estiva ha ormai preso il sopravvento, la primavera sembra proprio che quest’anno abbia saltato il suo turno. Una sensazione che ha accomunato l’intera umanità, rimasta chiusa in casa durante quei mesi in cui solitamente la natura si risveglia. Una mancanza avvertita dall’animo sensibile di un cantautore come Pier Dragone che, con il suo nuovo singolo “L’anno senza primavera”, racconta la drammatica quanto epocale esperienza vissuta nei mesi appena trascorsi. Titolo emblematico accompagnato da un videoclip, uscito il 29 giugno, dalle atmosfere altrettanto simboliche.
“Durante il lockdown, ho avvertito l’esigenza ineludibile e impellente di lasciare una traccia sonora delle stordenti emozioni di questo tempo surreale. Ho sentito quasi il dovere, come cantautore, di ‘fotografare’ uno scenario talmente assurdo, da poter risultare in un futuro prossimo, quasi inverosimile”, spiega il cantautore pugliese.
Non casuale la scelta di una foresta, quella di Mercadante, come suggestiva scenografia del video de “L’anno senza primavera”, perfetta per il racconto di un’epoca quanto mai surreale, quasi onirica. Ed è proprio come una fiaba, una leggenda, che Pier Dragone dipinge quel periodo così buio immaginandolo in un tempo ormai lontano. Gli striscioni sui balconi, il bombardamento di notizie catastrofiche da parte dei media, gli abbracci proibiti, le mascherine, l’esperienza straziante di non poter dare l’addio ai propri cari, il non poter abbracciare i propri figli appena nati, gli sforzi sovraumani dei sanitari negli ospedali.
Sono queste le immagini suggerite dai versi della sua canzone ed evocate dalle immagini che appaiono nel videoclip. Dragone avanza percorrendo un lungo e interminabile sentiero fra gli alberi, verso un’apocalisse da cui tutti fuggono. Tutti meno che un lupo (simbolo della Natura selvaggia), un medico (simbolo dell’eroismo dei sanitari durante la pandemia) e pochi altri significativi personaggi.
“Le allegorie delle immagini fanno a volte da contraltare alle metafore del testo, altre volte vi si sovrappongono perfettamente. Ci auguriamo che anche questo elemento visivo contribuisca a mantenere vivide le sensazioni e le consapevolezze nate con questa esperienza”, spiega il cantautore in merito al videoclip.
Quest’ultimo ha l’obiettivo di dare forza al contenuto testuale e musicale del brano attraverso atmosfere emotive che si avvalgono un linguaggio diverso da quello della canzone. Si tratta di una produzione di Aerevides e Pier Dragone, il quale, insieme a Michele Carioggia ne ha scritto anche il soggetto.
Sulle scelte musicali del brano, invece, l’autore afferma: “Ho voluto che nulla sfumasse nell’oblio. La musica che ho composto cerca di essere perfettamente aderente a questo tipo di intenzione. Dal ritmo in sei ottavi che vuole ‘cullare’ l’ascoltatore, all’arrangiamento costruito sulla sola chitarra acustica, abbracciata da un violoncello e un pianoforte”. Un testo, scritto durante il lockdown, che, raccontando al passato quanto vissuto lascia intravedere il barlume di una speranza inaspettata: quella di esser guariti, non solo nel fisico ma, soprattutto nei pensieri.
Pier Dragone è un cantautore italiano, nato nel 1979 a Matera e cresciuto in provincia di Bari, dove vive tutt’ora. Nella sua carriera, fino ad oggi, ha avuto il privilegio di collaborare con grandi autori ed interpreti. Fra i tanti: G. Schiavone e L. Savino (Faraualla), L. Basso (Fabularasa), Radiobunker, S. Brancale, A. Lamberti Bocconi (autrice per Fossati, Mannoia, Vanoni, ecc.) e altri. Pier Dragone ha ideato e promosso progetti monografici di reinterpretazione di grandi cantautori e progetti di Musica-Teatro, che tutt’ora porta sui palchi, nelle piazze e nei club di tutta Italia. Numerosi i premi e riconoscimenti di cui è stato insignito: vincitore del “Locus Talent 2012”, vincitore dell’ “Onda Pazza Festival 2013”, quarto classificato al “Festival Music Week”, quarto classificato al “I Think Music Contest”, quinto classificato al “Biella Festival 2014”.
LINK AL VIDEOCLIP
“L’anno senza primavera”
TESTO
Venne un anno senza primavera,
che stendemmo lenzuola ai balconi,
per asciugare un’apocalisse
con il vento e le canzoni.
C’erano fiabe della malanotte,
contrabbandieri di rivelazioni
ed alchimisti della salvezza
ed ingegneri delle previsioni.
E anche se non ci piacque l’idea,
qualche cosa cambio per davvero.
Forse il peso dei nostri respiri
e del nostro futuro.
Si nascosero tutti i sorrisi,
imbavagliati sotto il cotone
e si strapparono i nostri abbracci
e i nostri sogni di cartone.
E si partiva senza un saluto
e si nasceva senza rumore.
Vedemmo camici mutarsi in ali
e addormentarsi per il dolore.
E anche se non ci avremmo sperato,
da qualcosa guarimmo davvero.
Che sia stato nei nostri polmoni,
o nel nostro pensiero.