16.04.2020 – Per «Il teatro non si ferma mai», venerdì 17 aprile (ore 18) gli Amici della Musica “Arcangelo Speranza” ripropongono in streaming, sulla pagina Facebook, l’opera lirica «La serva padrona» di Giovanni Paisiello che nel 2017 andò in scena a Taranto (e poi anche a Bari) per il festival intitolato al genius loci e l’anno seguente per la stagione concertistica dello storico sodalizio.
Lo spettacolo fu molto apprezzato per l’ambientazione American Graffiti del regista, scenografo e costumista Chicco Passaro, che ambientò negli anni Cinquanta il capolavoro musicato dal grande operista pugliese nel 1781, durante il soggiorno alla corte di Caterina II di Russia.
Agli ordini di Sabino Manzo, che dirigeva l’Orchestra Barocca Santa Teresa dei Maschi, c’erano il soprano Valeria La Grotta (la serva Serpina) e il basso Giuseppe Naviglio (l’anziano nobile Uberto), coadiuvati in scena dal mimo Gabriele Salonne (il servo Vespone). Sono, infatti, soltanto due i cantanti previsti nella partitura dell’opera su libretto di Gennaro Antonio Federico, che quasi mezzo secolo prima Pergolesi aveva messo in musica con straordinario successo contribuendo in maniera determinante a far scoppiare a Parigi la celebre Querelle des Bouffons, con i futuri enciclopedisti sostenitori della supremazia del teatro musicale italiano su quello francese.
Dunque, è con Pergolesi che si afferma il best seller di Federico, nel quale l’amore tra la serva e il suo padrone trionfa in un matrimonio interclassista, salvo poi conoscere un’ulteriore popolarità con la ripresa di Paisiello in una versione che il critico musicale Paolo Isotta definisce «letteralmente schiacciante».
Non avendo nuovi libretti a disposizione, il compositore punta su un testo di grande successo e, con la chiara intenzione di confrontarsi con il celebre precedente, “ruba” «La serva padrona» a Pergolesi per festeggiare il quarto onomastico del granduca Alessandro. L’intermezzo va in scena a Tsarkoe Selo, residenza estiva della corte di Caterina di Russia, il 30 agosto del 1781, e i presenti ascoltano un gioiello di grazia parecchio distante dall’omonima opera di Pergolesi.
Di fronte al pubblico della corte imperiale, come spiega Maria Grazia Melucci, Paisiello «rinuncia a una comicità eccessivamente chiassosa e caricata, e le baruffe dei due personaggi vengono qui finemente stilizzate». E nonostante la brevità dell’intermezzo, che gli Amici della Musica ripresero nel medesimo allestimento nel 2018 per la Stagione concertistica, la gamma di arie è davvero ampia, tra momenti elegiaci e virtuosistici, patetici e di furore, con una «cantabilità facile e distesa, dolce e malinconica».