12.05.2015 – La stagione di prosa del Teatro Pubblico Pugliese si è chiusa con Carmen. L’opera di Bizet è stata trasformata e attualizzata dalla abili mani di Mario Martone per la regia, Mario Tronco e Leandro Piccioni per l’arrangiamento musicale ed Enzo Moscato per il testo. Poi ci hanno pensato i protagonisti Iaia Forte e Roberto De Francesco, l’orchestra di Piazza Vittorio e tutta la compagnia del Teatro stabile di Torino/Teatro di Roma a regalarci uno spettacolo che rappresenta una sfida, perché confrontarsi con i grandi è sempre un rischio.
In questo caso ovviamente il grande è Georges Bizet, autore dell’opera Carmen. Martone ha chiesto ad Enzo Moscato di fare molto di più che ispirarsi all’opera, ma di andare ancora più indietro alla fonte di ispirazione della Carmen che tutti conosciamo, la novella di Prosper Mérimée, pubblicata nel 1845, da cui è tratta l`omonima opera di Georges Bizet. Così è nato il testo, ambientato nella Napoli del dopoguerra e del dopo terremoto degli anni 80.
Siamo su due piani temporali diversi, il primo e il dopo, anche se in realtà non c’è un’epoca definita, così come non c’è un luogo definito. Martone ha portato in scena uno spettacolo in cui il confine tra piani temporali, spaziali, linguistici, etnici, è talmente sottile da non capire bene dove finisce uno e inizia l’altro. Complice anche la musica dell’Orchestra di Piazza Vittoria che tutto avvolge in un vortice: dall’amore alla passione, dal tradimento alla violenza, dalla libertà alla prigionia, dall’allegria al dolore.
di Manuela Bellomo