31.01.2020 – Sta andando in scena, questi giorni in Puglia, la trasposizione teatrale del film Mine Vaganti del regista Ferzan Ozpetek, che abbiamo avuto il piacere di vedere al Teatro Piccinni di Bari, nell’ambito della Stagione di Prosa 2019/2020 del Comune di Bari in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, dopo il successo già ottenuto al Teatro Giordano di Foggia.
Lo spettacolo è stato prodotto da Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in collaborazione della Fondazione Teatro Della Toscana. In scena Francesco Pannofino è Vincenzo Cantone (padre di Tommaso e Antonio), Paola Minaccioni è Stefania Cantone (madre di Tommaso e Antonio), Arturo Muselli è Tommaso Cantone (fratello minore di Antonio), Giorgio Marchesi è Antonio Cantone (fratello maggiore di Tommaso), Caterina Vertova è la Nonna (madre di Vincenzo), Roberta Asturi è Alba Brunetti (socia di Tommaso), Sarah Falanga è Zia Luciana (sorella di Vincenzo), Mimma Lovoi è Teresa (cameriera di casa Cantone), Francesco Maggi è Andrea (amico di Tommaso), Luca Pantini è Marco (compagno di Tommaso), Edoardo Purgatori è Davide (amico di Tommaso). Scene di Luigi Ferrigno, costumi di Alessandro Lai, luci di Pasquale Mari.
Una bella sfida quella di Ozpetek, di voler portare in scena una storia nata per il cinema e molto amata dal suo pubblico, in particolar quello pugliese, dal momento che il film Mine Vaganti fu girato e ambientato in Puglia nel 2010.
Ad ogni modo la sfida del Maestro e dei suoi compagni di viaggio, a giudicare dagli scroscianti applausi, è stata vinta su tutti i fronti.
D’altra parte un cast di professionisti guidato da un regista dal talento ormai conclamato, non poteva che produrre uno spettacolo godibile, divertente, riflessivo e poetico: la poesia, infatti, non manca mai nei lavori di Ozpetek.
La storia di Mine Vaganti la conosciamo bene.
Il giovane Tommaso torna nella grande casa di famiglia a Lecce con l’intenzione di comunicare al variegato clan dei parenti chi veramente è: un omosessuale con ambizioni letterarie e non un bravo studente di economia fuori sede come tutti credono. Ma la sua rivelazione viene bruciata sul tempo da una rivelazione ancora più inattesa e scioccante del fratello Antonio. Tommaso è costretto a fermarsi a Lecce, rivedere i suoi piani e lottare per la verità, contro un mondo famigliare pieno di contraddizioni e segreti.
Non è più il Salento a fare da sfondo alla trasposizione teatrale di Mine Vaganti; come leggiamo nelle note di regia, oggi una storia così nel tacco d’Italia non reggerebbe più. Dunque il tutto si svolge a Gragnano e dintorni.
Portare a teatro Mine Vaganti ha significato, naturalmente, fare una operazione di tagli e aggiunte che, ben dosati, hanno avuto la capacità di rendere la storia comunque ben comprensibile, anche a coloro che non hanno mai visto il film.
Leggiamo infatti dalle note di regia:
“Certo, ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento.”
“Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole. […] Il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente.”
Ozpetek ha diretto uno spettacolo dal ritmo veloce e inaspettato che ha divertito e coinvolto il pubblico che, molto spesso, nel corso della pièce, è stato improvvisamente rivestito del ruolo dei cittadini del paese piuttosto che di colui che accoglie il racconto delle memorie di qualcun altro che vuole confidarsi.
La storia è dunque più volte scesa dal palco per svolgersi in platea, instillando nel pubblico un senso di attesa molto intrigante.
Le luci, i costumi e la scenografia, composta da tende leggerissime, hanno supportato l’interpretazione degli attori, accompagnandoli in un gioco teatrale fatto di corse e rallentamenti, ombre e luci e colori accesi.
I tendaggi hanno scandito i luoghi ma anche i tempi di scena, rendendo tutto molto leggero, piacevolmente “svolazzante”: un senso di frivolezza che ben si sposa anche con la colonna sonora dello spettacolo.
Leggiamo ancora nelle note di regia:
“Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro”.
Il pubblico del Piccinni ha potuto godere di questo immenso piacere.
Grazie a Ferzan Ozpetek e al suo magnifico cast.
Lo spettacolo sarà in scena a Bari fino a domenica 2 febbraio e poi lunedì 3 e martedì 4 febbraio al Teatro Apollo di Lecce.
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