2.11.2017 – Debra Libanos è il titolo della pièce teatrale di Roberto Abbiati e Lucia Baldini, allestita da Teatro de Gli Incamminati e portata in scena, lo scorso 25 ottobre, presso l’Auditorium Vallisa di Bari dallo stesso Abbiati. Lo spettacolo ha dato il via alla nuova edizione della rassegna “Il Peso della Farfalla”, diretta da Clarissa Veronico, rappresentante dell’associazione Punti Cospicui.
Alle ore 21.15, il pubblico, occupati tutti i posti disponibili, si è raccolto in un religioso silenzio al cospetto di un palcoscenico anch’esso predisposto e pronto per udir “passare” la storia, quella di certi vergognosi eventi dell’Italia colonialista, che il potere ha voluto cancellare, a partire dalla loro eliminazione dalla memoria dei cantastorie.
Una scena scarna ed essenziale, il cui silenzio è rotto dall’urlo proveniente da Debra Libanos, a circa 80 Km da Addis Abeba. E’ la città-convento di religione cristiana-copta, drammatizzata sul palco dal pannello/muro, monumento e urlo afono dell’impunito eccidio perpetrato dal generale fascista Maletti in danno di tutti i suoi abitanti. Anche il monastero costruito nel XIII sec., centro culturale e religioso del popolo etiope, andò distrutto.
Uno spietato massacro dove appunto ancora una volta la banalità del male ha caratterizzato decisioni e azioni umane: ci riferiamo, senza alcun mistero, a quelle del duce, del viceré Graziani e del generale Maletti. Per il sol dubbio che attentatori etiopi, in un agguato contro i colonialisti italiani, potessero essersi rifugiati e nascosti a Debra Libanos, i vertici militari italiani non hanno saputo far altro che, molto banalmente, distruggere il monastero e massacrare migliaia di civili, monaci, diaconi, studenti, teologi, avvalendosi di plotoni formati da soldati ascari (di religione musulmana) in sostituzione di quelli cristiani.
Di questa vergognosa pagina di storia italiana, è stato tramandato poco e niente, ed il lavoro di Abbiati, si colloca proprio nello spazio della catena di testimonianze umane interrotta a causa del terribile eccidio. Il potere, dietro un mistificato perdono, ha addirittura abbattuto un mausoleo eretto in ricordo proprio di quell’eccidio per cercare di cancellarlo definitivamente dalla memoria storica.
Il perdono, come ha spiegato l’artista nel prologo, che per strategia narrativa, è stato enunciato alla fine della pièce, è stato svuotato della sua pietà, del suo più alto valore, e ridotto a necessario atto di oblio giustificato con l’avvenuta riconciliazione dei due popoli.
Abbiati è allora quel cantastorie che, sebbene solo un po’ timidamente riesca ancora a pizzicare le corde di una chitarra, in una geniale sintesi di arti visiva, clownesca, mimica e teatrale, si trasforma in quel cantastorie indefinito: si moltiplica in più corpi nella proiezione video; diventa metafora della potenza della memoria che si tramanda.
Con quel che rimane di messaggi telegrafati dei vertici fascisti e con pochi altri oggetti drammatizzati, riesce, comunque, in spregio ad ogni dimenticanza, a raccontare la storia di quei terribili mesi da febbraio a maggio del 1937. Abbiati rompe con il comportamento omertoso degli invasori e con quello dei successivi governi che lo hanno rivestito del pacifico sentimento di oblio.
Un lavoro quello del bravissimo Roberto Abbiati tutto all’insegna dell’artigianato teatrale, evocativo anche della memoria di Coupeau, che l’artista è capace di declinare, ottimamente, fin negli oggetti scenici utilizzati: bidoni e secchi di metallo che, previa redenzione degli stessi dalla loro ormai inutile funzione originaria, sono stati magicamente trasformati in strumenti musicali a percussione.
Abbiati ci ha donato una pièce con cui attraversare con poetica tenerezza la profondità umana sia pure tramandando parte di storia segnata da ignobili eventi, in una miscela di atmosfera teatrale drammatica e ludica.
“Il Peso della Farfalla”, alla sua IV edizione, non smentisce la pregevole attività che profonde a sostegno e custodia del buon teatro.
I prossimi appuntamenti con la rassegna si terranno presso Prinz Zaum, il 10 e 24 novembre, con Il Giocatore di F. Dostoevskji.
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Emilia Brescia