6.11.2024 – E’ andato in scena sabato 19 ottobre, presso il Teatro Piccinni di Bari, lo spettacolo “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde a cura del Piccolo Teatro Eugenio D’Attoma per la regia di Maurizio Sarubbi, con Nietta Tempesta, Maurizio De Vivo, Daniel Torre, Silvia Cuccovillo, Caterina Rubini, Susi Rutigliano, Maurizio Sarubbi. Direzione scenica di Claudio Farina. Consulenza artistica di Nietta Tempesta.

Un tripudio di applausi ha accompagnato l’inizio della Stagione di Prosa 2024/2025 del Teatro Pubblico Pugliese che da quest’anno impareremo a conoscere come Puglia Culture – Circuito Teatrale.

Un omaggio a Oscar Wilde ma per i baresi soprattutto un abbraccio affettuoso a Nietta Tempesta, decana del teatro barese, ritornata sul palco dopo una lunga assenza e commossa per aver portato al Teatro Piccinni questa produzione del Piccolo Teatro.

Sul palco

Un gruppo di artisti provenienti da esperienze attoriali diverse, stretti intorno a Nietta Tempesta, nel ruolo di Lady Bracknell, portano in scena uno spettacolo che, nelle pieghe della giocosità, fa emergere il mal costume di una società per cui apparire vale più dell’essere.

E’ il teatro di maniera, quello che piace e conforta. Gli attori sono stati tanto bravi da incantare e coinvolgere il pubblico in una trama complessa e dinamica, che asseconda brillantemente il gioco di Wilde sul nome Ernest e sull’assonanza con earnest, ossia affidabile, onesto, serio.  Qual è dunque il vero Ernest?

Una danza di battute, fraintesi, spiegazioni, partenze e ritorni. Un gioco di generazioni a confronto, ognuna con i suoi sogni, i suoi ideali, principi e convinzioni.

C’è chi appare, c’è chi è e poi c’è chi ama a prescindere. Che importanza ha alla fine un nome?

La trama

Jack Worthing, uomo baldanzoso dagli sconosciuti natali, vive in campagna insieme a Cecily, una ragazza diciottenne di cui è tutore, e con l’istitutrice di quest’ultima, Miss Prism.  Jack decide di trasferirsi a Londra e di frequentare i salotti cittadini presentandosi come Ernest: intende soprattutto visitare la casa dell’amico Algernon Moncrieff, per poter incontrare sua cugina, la bella Gwendolen Fairfax, della quale è intenzionato a chiedere la mano. La giovane accetta la proposta di matrimonio, convinta anche dal fatto che il suo pretendente si chiami Ernest, nome che su di lei esercita un particolare fascino. Intanto Algernon viene a sapere che all’amico è stata affidata la giovane Cecily e, desiderando conoscerla, va in campagna: riesce ad entrare in casa e la seduce, affermando di essere il fratello minore di Jack. Nel frattempo arriva lo stesso Jack, raggiunto presto da Gwendolen, decisa a sposarsi nonostante l’opposizione della madre, Lady Bracknell, ostile al matrimonio per aver scoperto che Jack è un orfano, poi adottato da una famiglia benestante. Cecily e Gwendolen così diventano amiche ma, confidandosi, scoprono che i rispettivi fidanzati hanno mentito sulla propria identità; dopo vari litigi tra i quattro, però, tutto pare appianarsi. Di lì a poco, in cerca della figlia Gwendolen, giunge in campagna anche Lady Bracknell, che viene a conoscenza del fidanzamento del nipote Algernon con Cecily e, vista la ricca dote della ragazza, lo approva senza riserve.

Manuela Bellomo