2.5.2016 – Domenica 10 aprile è andato in scena lo spettacolo I Numeri dell’Anima, tratto dal Menone di Platone a cura della Compagnia del Sole, per la prosa dei Teatri di Bari. La pièce, tenutasi al Teatro Kismet, ha visto la partecipazione dell’attore barese Flavio Albanese, di formazione professionale meneghina, presso il Piccolo Teatro di Milano, e russa con il metodo Alschitz.
Socrate, interpretato da Flavio Albanese, intavola una discussione, ancora oggi attuale e sempre auspicabile, con il servo Menone, Loris Leoci, circa l’incognita se la virtù sia insegnabile o meno. In altre parole si tratta della irrisolta querelle “chi non sa, conosce?”. Discorrendo per categorie analoghe ed anche con il coinvolgimento diretto di qualche volontario ed ignaro spettatore, Socrate arriva a parlare della reminiscenza: qualcosa che era nell’uomo prima di essere uomo e quindi immortale, proprio come l’anima; e così pure argomenta della virtù che preesistendo all’uomo non può provenire da ciò che è umano; essendo eterna chi la possiede non può che averla ricevuta per divina sorte. Questa dialettica di parole viene parafrasata all’inizio dello spettacolo con una una breve sintesi di azioni in cui i due protagonisti aprono un duello alla pistola e dove vi partecipa altresì una terza persona, interpretata da Roberto de Chirico: quest’ultimo però si fa ammazzare da subito(fittiziamente) rappresentando così chi nelle relazioni non vuol combattere; unica possibile conseguenza la sua eliminazione dal gioco.
Il testo avanza con la tecnica della costruzione ludica di scuola russa e con l’impostazione della commedia dell’arte rendendo leggera e ironica la portata dell’importante tema filosofico per l’umanità intera. La pièce contiene, altersì, un messaggio intrinseco di gran pregio: al di là delle tesi argomentative cui si giunge, è importante dimostrare l’importanza della ricerca, dello studio, della dimostrazione nell’assumere determinate scelte, nonché le possibili soluzioni attraverso il libero processo creativo.
Socrate e Menone ben si inquadrano nelle caricature dei personaggi della commedia dell’arte che si distinguono chiaramente anche nei costumi di colore bianco, unico che potesse attribuirsi al tema immateriale trattato: Socrate è espressione del personaggio popolare e come tale indossa un tailleur bianco con canottiera al di sotto la giacca anzichè la camicia e un paio di sandali francescani che ci riportano all’idea del sapere umile e libero da imposizioni dai poteri forti, mentre Menone, che indossa il tailleur bianco ma con camicia e scarpe dorate, è espressione del personaggio potente il cui sapere è refrattario a qualsiasi ricerca ed indagine; quest’ultimo è sicuramente lontano dall’esperienza umana dei grandi personaggi le cui immagini alla fine della pièce scorrono su un telo lunghissimo, quasi fossero titoli di coda: si individuano il pedagogo teatrale Artaud, il chitarrista Jimi Hendrix, l’attore Carmelo Bene e tante altre ancora, accomunate dall’essere uomini e donne eletti, il cui riconoscimento è arrivato però dopo loro notevole sacrificio della propria arte.
La compagnia ha superato brillantemente le difficoltà dello spettacolo dovute sia al tema trattato che alla sua scrittura; il pregevole lavoro si è avvalso della collaborazione artistica di Marinella Anaclerio.
Gli spettatori presenti hanno interagito con gli attori, hanno riso e hanno riflettuto divertendosi. Ma che bel teatro!
Emilia Brescia