4.09.2023 – Chiusura decisamente in bellezza per la XIX edizione del Locus Festival 2023, organizzato come sempre magistralmente da Bass Culture, che venerdì 1 settembre sulla Rotonda Paolo Pinto della Fiera del Levante a Bari ha ospitato il leggendario frontman e autore della formazione dei Led Zeppelin: Robert Plant.
Confermandosi ancora una volta come una delle kermesse di maggiore interesse a livello nazionale con oltre 35.000 presenze in dodici serate e ben 30 eventi dislocati tra Trani, Fasano, Locorotondo e Bari, il Locus Festival ha quest’anno ospitato artisti del calibro di Herbie Hancock, coniugando sapientemente diversi generi musicali, ampliando così la sua offerta musicale e orientandosi anche verso formazioni e musicisti contemporanei come nel caso dei Simply Red, dei Baustelle, Verdena e Jeff Mills. L’evento rientra nella sesta edizione della Festa del Mare organizzata dalla Regione Puglia, Pugliapromozione, in collaborazione con il Comune di Bari.
Robert Anthony Plant, classe 1948, vero e proprio monumento della storia del rock, considerato dalla critica mondiale come uno dei più grandi frontman di tutti i tempi, ha portato a Bari, in un concerto sold out dopo pochi minuti dalla vendita dei biglietti con oltre 2500 presenze e numerosissimi fan giunti nel capoluogo pugliese dal Regno Unito, Stati Uniti, Canada e moltissimi Paesi europei come Austria, Ungheria e Svezia, il suo ultimo progetto solista “Saving Grace” cominciato quasi per caso nel 2019 con intime esibizioni in piccoli locali in Inghilterra, Galles e Irlanda per poi ampliarsi con tre date nel Regno Unito a sostegno dei live dei Fairport Convention, storico gruppo folk rock inglese.
A condividere il palco con lui, musicisti del calibro di Suzi Dian (voce), Oli Jefferson (percussioni), Tony Kelsey (mandolino, baritono e chitarre acustiche) e Matt Worley (banjo, chitarre acustiche, baritono, cuatro).
Al centro del progetto “musica ispirata al paesaggio onirico delle marce gallesi”, con canzoni che ben dimostrano la passione di Plant per il folk americano e britannico, il blues, gli spiritual e alcuni standard tradizionali di Doc Watson, Donovan, Moby Grape e Low solo per citarne alcuni, già ben evidenti nella stessa formazione dei Led Zeppelin che sapeva ben coniugare simbioticamente sonorità rock, inaugurando così il filone hard rock, con musica celtica, folk, blues, psichedelia e atmosfere arabe ed afro, in una alchimia sonora assolutamente unica, grazie anche ai compagni di viaggio come il chitarrista Jimmy Page (fondatore dei Led Zeppelin), il bassista e produttore John Paul Jones e John Bonham.
Lo stesso modo di cantare di Robert Plant, in bilico tra vocalizzi estremi, urla e gemiti più sofferti, ha segnato una nuova strada da perseguire per tantissime generazioni di cantanti, così come la leggendaria ed iconica formazione dei Led Zeppelin, con nove album in studio, quattro dal vivo e nove raccolte, è diventata vero e proprio punto di riferimento per tantissimi musicisti e band a partire da fine anni Sessanta fino alla metà degli anni Settanta. Sarà soltanto dopo la morte del batterista John Bonham avvenuta nel 1980, che Robert Plant inizierà a seguire la sua strada da solista.
Tornando alla performance barese, quarta del suo tour italiano iniziato il 26 agosto a Lignano, sono circa le 21.20 quando le luci calano sul palco e il concerto inizia con Tony Kelsey, definito dallo stesso Plant durante la serata come “il messia della chitarra”, e Matt Worley sul palco, rispettivamente alla chitarra acustica e al banjo ad intonare il primo brano in scaletta “Gospel Plow”, un brano folk della tradizione statunitense, subito dopo raggiunti dal batterista Oli Jefferson.
L’entrata di Robert Plant e della cantante portoghese Suzi Dian è subito accompagnata da un forte boato e da una standing ovation, con una platea pronta ad acclamare a gran voce l’uscita del loro idolo dopo una breve ma trepidante attesa. In total black look, Robert Plant sembra sin da subito in pienissima forma ad intonare “The Cuckoo”, altro brano tradizionale, a cui seguirà “Four Winds Blow” fino a “Friends”, tratto da “Led Zeppelin III”, accompagnato dai cori e dalla fisarmonica dell’eccellente Suzi Dian.
Il frontman si mostra piacevolmente sorpreso per l’accoglienza e inizia sin da subito a scherzare con il pubblico con simpatici aneddoti tipici dell’humour inglese e, proseguendo il viaggio musicale con “Out in the Woods” e “Too far from you” dove ben si evidenziano le doti vocali di Suzi Dian, si giunge ad un altro brano della tradizione americana come “Satan Your Kingdom Must Come Down”, uno spiritual già registrato da Robert Plant nel 2010 con la Band of Joy.
In un crescendo di emozioni, il live prosegue con il pubblico visibilmente coinvolto e sorpreso dalla purezza e vigore della inconfondibile voce di Plant, malgrado si suoi 75 anni, con “Everybody’s song” dei Low, a cui faranno seguito il brano di protesta della formazione di San Francisco Moby Grape “It’s a Beautiful Day Today”, e l’attesissimo brano “The Rain Song” tratto dall’album “Houses of the Holy” dei Led Zeppelin, in una malinconica e onirica versione ben sostenuta dai fraseggi di fisarmonica di Dian.
Il concerto prosegue, mostrando le eccellenti doti musicali di ogni componente della band, con “As I Roved Out”, “Chevrolet” rifacimento di “Hey Gyp (Dig the Slowness)” di Donovan e “Down to the Sea”.
Ancora un omaggio ai Led Zeppelin con “Four Sticks” tratto dall’album “Led Zeppelin IV” pubblicato nel 1971 per poi chiudere il live con “Angel Dance”, cover del brano dei Los Lobos. Richiamati a gran voce da un pubblico letteralmente in delirio e nuovamente in piedi, la band si concede ancora con una esplosiva versione della zeppelliana “Gallows Pole” tratta dal terzo album della storica band fino a chiudere il concerto con l’emozionante ninna nanna gospel “And We Bid You Goodnight”.
Una serata indimenticabile per un concerto storico per la città di Bari, che non fa che confermare l’incommensurabilità della grandezza di Robert Plant capace ancora a 75 anni di emozionare e regalare preziosi quadretti musicali di rara bellezza.
Foto dalla pagina FB del Locus Festival.
Claudia Mastrorilli