07.11.2014 – Il 25 e 26 ottobre scorsi è stata la volta del Kismet, tra gli spazi teatrali baresi, ad aprire la stagione teatrale 2014/2015 con una propria produzione dedicata al testo del drammaturgo contemporaneo Antonio Tarantino dal titolo NAMUR. Un grande plauso va alla regista, anche interprete, Teresa Ludovico per aver condiviso, con la messa in scena , il suo meritato privilegio , di lavorare su una pièce di uno dei drammaturghi tra i più importanti degli ultimi anni sullo scenario della scrittura drammaturgica italiana.
Nel corso dell’incontro presso la libreria Feltrinelli di Bari, il giorno precedente il debutto, per la presentazione del testo Namur-pubblicato integralmente sulla rinomata rivista teatrale Hystrio-e della messa in scena, la regista/protagonista femminile, Ludovico, raccontava che l’autore non concede facilmente la rappresentazione dei suoi testi se non ad attori e registi in cui crede! Può ritenersi orgogliosa perciò la nostra regista internazionale per aver ottenuto ancora una volta questo privilegio dall’autore che l’aveva apprezzata già nei precedenti suoi due lavori “Piccola Antigone cara Medea” e “La casa di Ramallah” e di aver conquistato così la fiducia di Tarantino, suscitando un po’ di sana invidia in tanti colleghi di lavoro. E noi non possiamo che essere grati a questi due grandi conterranei.
Continuava a raccontare Teresa Ludovico che quando ha avuto tra le mani il testo Namur nella lettera di accompagnamento vi era anche la raccomandazione dell’autore di “ Non aver fretta a metterlo in scena”; quindi il lavoro è arrivato a maturazione dopo circa quattro anni: la partitura della pièce è abbastanza difficile! Leggerlo per credere! Gli interpreti si trovano a Namur nell’anno 1815 in piena abdicazione di Napoleone dopo la famosa battaglia di Waterloo. Namur è uno dei pesi di passaggio verso il ritorno a Parigi per i fuggitivi francesi sconfitti. Proprio in questa circostanza di fuga i due protagonisti si incontrano e insieme cercano di nascondersi ai nemici prussiani. Il loro nascondiglio è una capanna di fieno. In questo unico spazio scenico, in un’atmosfera bellica, di per sé disumana, Marta/Ludovico e Lucien/Corradino, si trovano a condividere la medesima situazione coercitiva:continuare a rimanere nascosti, possibilmente in silenzio, senza farsi vedere e attendere il momento propizio per la fuga. E’ in questo diagramma spazio-temporale che si sviluppa l’azione/relazione conflittuale fra i due subito dopo la consumazione dell’amplesso. I due dialogono con lunghi, fluenti monologhi mentre delineano il loro dramma: entrambi stremati dai fatti di guerra, ricercano “l’amore per sempre”. Quell’atto amoroso consumato è perciò un passaggio necessario per entrambi: per lei perché si illude di aver trovato ancora una possibilità di amore eterno e di riscatto dal ruolo di puttana dell’Armata; per lui quale mezzo per imparare a riconoscere “l’amore per sempre” . Entrambi cercano la stabilità della relazione amorosa ma entrambi allo stesso tempo se ne distanziano: Marta, infatti, pur di salvare a tutti i costi quella relazione riesce solo nel suo epilogo a suggellarla con la morte decretandone la fine, mentre Lucien oppone resistenza ancor prima manifestando di desiderare con altra persona l’amore eterno. Quanta attualità in questa ricerca di stabilità nelle odierne liquiderelazioni umane! La pièce è di difficile rappresentazione per gli attori: trattasi di un’unica scena in cui per 1 ora e 15 min. i due protagonisti tengono vivo in scena un conflitto pur non avendo gli stessi hanno mai vissuto esperienza diretta, forte e devastante come quella della guerra. La tensione psicologica vien fuori proprio dai racconti reciproci dei fatti di guerra cui si contrappone il racconto dell’amplesso dei due protagonisti in momenti e modi diversi. Per lei l’esperienza di vita è stata tanto forgiata di sofferenza che in maniera direttamente proporzionale cerca un amore cui donarsi veramente e definitivamente; per lui l’esperienza di giovane soldato, invece, lo porta a vivere la storia amorosa come necessaria per riuscire a fuggire “utilizzando” la stessa Marta’ che, perciò, viene sfruttata ancora una volta. Questa ricerca conflittuale è così tanto desiderata che Marta e Lucien quando fanno fluire dalla loro bocca le tante parole, quasi come un flusso di coscienza, come ha ben evidenziato l’altro bravo interprete Corradino, con l’altra mano cercano di tener chiusa la bocca del partner per impedirgli di parlare per paura che le illusinoni di amore e felicità vengano infrante ulteriormente. I prossimi appuntamenti con Namur saranno il 5 dicembre prossimo al teatro comunale di Ruvo di Puglia; al teatro Tatà di taranto il 6 dicembre ed al teatro Ringhiera/Atir di Milano i prossimi 20 e 21 marzo.
Emilia Brescia