3.11.2017 – Sta andando in scena in questi giorni, nella delicata e sempre straordinaria cornice del Teatro van Westerhout di Mola di Bari, lo spettacolo curato dalla compagnia Diaghilev, “Satyricon – Frammenti di un kolossal da camera”, riduzione dall’omonima opera di Petronio firmata Massimo Verdastro.
Un lavoro audace per un gruppo di artisti (Paolo Panaro, Elisabetta Aloia, Antonella Carone, Marco Cusani, Francesco Lamacchia, Loris Leoci e Giulia Sangiorgio) altrettanto audaci che, ancora una volta, hanno dimostrato di sapersi mettere in gioco e di riuscire bene persino in un contesto molto complesso com’è quello dell’opera di Petronio che, ricordiamo, è giunta a noi solo in frammenti. A coronare il tutto le scene di Tommaso Lagattolla, che firma anche i costumi, mentre le luci sono di Marcello D’Agostino e le musiche di Marco Ortolani.
Il Satyricon apparentemente tanto lontano dalla nostra epoca si è rivelato invece molto vicino agli occhi del pubblico, divenendo dunque attuale terreno di discussione su temi di umana ed ordinaria amministrazione. Amore, sesso, fiducia, speranza, disillusione, compromessi, il tutto nella consapevolezza che la giovinezza è un passaggio ed è destinata a finire, come la vita del resto.
Il tempo scandisce rumorosamente parole ed azioni, nemico silenzioso da combattere nell’illusione apparente di poter vincere l’inevitabile epilogo finale, ossia la morte.
Questi i grandi contrasti messi in scena da Verdastro che ha coinvolto, nel suo progetto, anche alcuni tra i più significativi drammaturghi italiani a cui ha chiesto di rivisitare un episodio del Satyricon.
«Ogni autore – spiega Verdastro – ha esplorato quelle pagine antiche, interpretandole in modo personale, pur aderendo all’intento comune di non tradire mai lo spirito di Petronio».
Il lavoro si apre con «Tra scuola e bordello» nella versione scritta da Marco Palladini, seguito da «Quartilla» nella reinvenzione drammaturgica di Letizia Russo e dall’adattamento del capitolo più noto dell’opera di Petronio, «La cena del nulla» di Trimalcione scritto dallo stesso Verdastro con Andrea Macaluso.
Nel primo episodio, «Tra scuola e bordello», i tre giovani protagonisti, amici, amanti – Encolpio, Ascilto e Gitone – si muovono sullo sfondo di una grande città del sud, luogo emblematico di corruzione e disfacimento di una società che confina al consumo delle merci la ragione d’essere degli uomini. Dopo l’incontro con il professore Agamennone e l’improvvisa apparizione del girone infernale di un bordello, i tre amici cercano disperatamente riparo da un mondo che nega loro qualsiasi prospettiva di vita.
Il secondo episodio, «Quartilla», racconta l’avventura, scandita da apparizioni e trasformismi, della sacerdotessa del dio Priapo. Quartilla è una bizzarra highlander in grado di attraversare le epoche senza invecchiare. Soltanto il suo latino maccheronico tradisce gli oltraggi del tempo. Così, dal primo secolo dopo Cristo, scortata dai suoi stravaganti assistenti – Psiche, Pannuchis e Boy George – giunge fino a noi moderni, più che mai determinata a punire i profanatori dei riti orgiastici di Priapo. Ed è quello che succede ad Encolpio e Ascilto, spettatori sprovveduti delle pratiche segrete.
Nel terzo episodio, «La cena del nulla», la tessitura testuale intarsia un funambolico gioco di rimandi – da Virgilio, a Petrolini a Eliot – oltre a un prezioso contributo scritto da Letizia Russo. Il simposio più eccessivo e travolgente dell’antichità rivive ancora una volta tra farsa e melanconia, i due poli fra cui si muove il suo straripante anfitrione. Self-made-man, pirotecnico patrono di tutti i dandies, sia pure in veste brutale, ma anche ossessionato dall’incombere del tempo che scorre e dalla morte, Trimalcione affida la gestione della sua fortuna alla sua donna tuttofare, Fortunata, per l’appunto, della quale Letizia Russo disegna uno scanzonato ritratto da prima donna manager della storia. Nondimeno è l’intera schiera dei commensali – liberti arricchiti come il padrone di casa – ad inscenare con racconti, chiacchiere, sfoggi di cultura raccogliticcia, grossolanità, la miracolosa fortuna di una compagine sociale emergente.
Ultimissime repliche fino al 5 novembre.
Biglietti 8 euro (giovedì e venerdì), 12 euro (sabato e domenica).
Info 3331260425.
http://www.centrodiaghilev.it/
Manuela Bellomo