11.09.2017 – Sono passati solo alcuni giorni dal grave incendio che ha demolito la copertura lignea del sito archeologico di Faragola ad Ascoli Satriano, nella Daunia pugliese.

In pochi minuti sono stati distrutti 14 anni di lavoro con gravi danni ad uno dei pochissimi esempi di Villa Romana tardo antica (IV-VI secolo dopo Cristo) con terme annesse.

Riduco la spiegazione all’essenziale scusandomi con gli archeologi e gli addetti al lavoro. Lo scopo di questo articolo non è quello di fare storia, né archeologia né tantomeno cronaca perché Puglia Eccellente si occupa esclusivamente di cultura, dunque il gossip, le polemiche, i nomi e i dettagli degli avvenimenti di questi giorni li lasciamo alle altre testate giornalistiche.

Scriviamo, anzi scrivo questo articolo per raccontare la mia esperienza di Faragola: entusiasmante, bellissima e cancellata anch’essa, solo materialmente ma non nei miei ricordi, dal barbaro gesto di gente che tenta, invano, di scoraggiare la passione che, per fortuna, anima molti di coloro che davvero amano la Puglia.

Sono approdata a Faragola forse 8-10 anni fa, quando c’era solo lo scavo, nè infrastrutture lignee,  né cartellonistica, era ancora solo uno scavo nudo e crudo, conosciuto solo dagli addetti ai lavori o poco più.

Era un giorno speciale, avevano ritrovato, intatta, la statua di un bambino cacciatore con le sembianze di un satiro, risalente al II secolo d.C.

Era già stata portata via e abbiamo potuto solo vedere il luogo della scoperta. Ritroverò il satiro, solo qualche anno dopo, nel museo di Ascoli Satriano.

Nello scavo c’erano una fibrillazione ed una gioia contagiosi,  lo ricordo come fosse ieri.

Fummo accolti dagli amici archeologi con grandissimo entusiasmo e subito facemmo, forse, una delle prime visite guidate di un luogo speciale che, più di molti altri che ho visto, riusciva a descrivere le abitudini dei cittadini ricchi dell’epoca.

Ricordo che mi innamorai di un mosaico pavimentale che rappresentava grandi foglie cuoriformi, per me tutt’oggi “i cuori” di Faragola.

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La villa era giunta a noi in condizioni tali da poter ricostruire la sua struttura originaria, ciò che è stato fatto dunque negli anni successivi fino ad arrivare a quello che Faragola era ancora quattro giorni fa.

Quando sono tornata sullo scavo, qualche anno dopo, la villa era stata dotata di una struttura lignea (che avrebbe dovuto essere ignifuga, ma…) fatta ad hoc, e si potevano così “rivivere” la cenatio (la sala da pranzo) e lo stibadium (il divano per il banchetto), esattamente come potevano essere all’epoca, assieme alle terme e a tutto il resto.

Questa volta la visita guidata fu ufficiale, i nostri amici archeologi sempre con noi, emozionati nel farci vedere cosa Faragola era potuta diventare grazie ai fondi stanziati, grazie alla pazienza, allo studio, al duro lavoro.

La prima volta che sono stata ad Ascoli Satriano fui accompagnata anche nel paese e negli alloggi ricavati per gli archeologi, all’interno di un ex-convento.

Mi resi conto di come questi ragazzi vivevano il loro quotidiano, lontani da casa e con molto spirito di adattamento ma ogni piccolo progresso nel lavoro ripagava oggettive difficoltà o disagi.

Ebbene, qualcuno si è alzato e ha deciso di distruggere il sito, di ferire a morte i “cuori” di Faragola. Perché? Chissà se lo sapremo mai davvero.

Ho avuto il coraggio di telefonare solo sabato all’archeologa che mi ha fatto il dono privilegiato di conoscere la Villa di Faragola. “E’ come un lutto”, le ho detto, “Sono rimasta in silenzio per un giorno intero, solo oggi comincio a parlarne”, mi ha risposto.

Questo mio scritto è un pensiero per voi che avete dato tanto; continuate a farlo, non arrendetevi, non arrendiamoci a chi pensa di ridurci al silenzio ferendo al cuore la cultura!

Faragola sono io, Faragola siamo anche noi di Puglia Eccellente!

http://www.ascolisatrianofg.it/

Manuela Bellomo